Panorama internazionale: dalla Corea del Sud alla Siria e all’Ucraina, il mondo sull’orlo di un conflitto globale

Il giornalista americano, Tucker Carlson, a Mosca per intervistare il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov: “Mai così vicini a una guerra nucleare”

I blindati per le strade di Seul

La crisi politica nella Corea del Sud, dove il presidente, Yoon Suk Yeol, ha dichiarato la legge marziale facendo arrivare l’esercito per le strade di Seul, i combattimenti accaniti in Siria tra i terroristi jihadisti e l’esercito, già costato la vita a oltre 600 persone, mentre 50.000 civili sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni, questi eventi drammatici degli ultimi giorni hanno destabilizzato ulteriormente la situazione internazionale.

Mentre l’Iran ha dichiarato di “essere pronto” a inviare i suoi soldati per aiutare l’esercito siriano a sconfiggere i ribelli jihadisti, il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha chiamato al telefono il collega della Federazione Russa, Vladimir Putin, per chiarire la posizione di Ankara riguardo il conflitto in Siria.

Tucker Carlson a Mosca: è scioccante che il segretario di Stato USA, Blinken, ha interrotto da più di due anni tutti i contatti tra i governi statunitense e russo.

Il noto giornalista statunitense, Tucker Carlson, ex anchorman dell’emittente televisiva “Fox News”, è tornato a Mosca, dove si era recato lo scorso febbraio per intervistare il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Questa volta Carlson ha annunciato l’imminente pubblicazione di una videointervista al ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. “Siamo tornati a Mosca ieri per intervistare il ministro degli Esteri della Russia, Serghej Lavrov. Carlson ha ricordato che il capo della diplomazia russa “è in carica da più tempo al mondo”. Nel video, il giornalista che durante la campagna elettorale negli Stati Uniti si era schierato con il presidente eletto, Donald Trump, ha sottolineato di essere tornato in Russia perché negli ultimi mesi l’amministrazione del presidente Joe Biden “aveva spinto gli Stati Uniti sempre più sull’orlo di un conflitto nucleare con la Russia”, sino alla decisione di consentire attacchi con missili statunitensi a lungo raggio contro obiettivi in territorio russo.

“All’insaputa della maggior parte dei cittadini americani, siamo ora coinvolti direttamente in una guerra calda non dichiarata con la Russia”, ha dichiarato Carlson, secondo il quale “i missili lanciati contro la Russia nelle ultime settimane siano programmati e guidati da personale militare statunitense”. Il giornalista ha aggiunto di essere tornato a Mosca anche nella speranza di ricevere rassicurazioni in merito alla prosecuzione dei contatti diplomatici tra gli Stati Uniti e la Russia tramite i cosiddetti “canali non ufficiosi”: “Pensavamo che dovesse pur esserci qualcuno al lavoro dietro le quinte, a Washington, per assicurare che questo conflitto non degeneri in un olocausto nucleare. Abbiamo scoperto che invece non c’è nessuno. Tony Blinken, l’attuale segretario di Stato americano, ha interrotto tutti i contatti tra i Governi statunitense e russo. Non esiste alcun canale ufficioso, non esiste alcuna conversazione e non c’è stata per più di due anni”. Il giornalista ha aggiunto infine di essersi recato a Mosca per comprendere se “esista un modo di ricondurre la Russia dalla sfera di influenza cinese all’Occidente, o se tale alleanza sia permanente”.

L’offensiva dei jihadisti in Siria: Erdogan chiama Putin al telefono

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, incentrata sull’escalation del cruento conflitto in Siria, che secondo le stime dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), organizzazione non governativa che dispone di una vasta rete di contatti sul campo, è già venuto a costare la vita a oltre 600 persone tra i ribelli, i militari siriani e i civili. Come è stato reso noto il Cremlino l’iniziativa per la telefonata è stata turca.

“La situazione in netto peggioramento in Siria è stata esaminata in dettaglio”, ha riferito il Cremlino. Putin ha sottolineato “la necessità di una fine rapida dell’aggressione terroristica contro lo Stato siriano da parte di gruppi estremistici e la fornitura di un sostegno a tutto tondo agli sforzi delle autorità legittime per ripristinare la stabilità e l’ordine costituzionale nel Paese, in particolare usando le capacità di Ankara nella regione”. “I leader si sono espressi a favore del rafforzamento della cooperazione bilaterale e nel quadro del processo di Astana” ed è stata osservata anche “l’importanza di un coordinamento più stretto tra Russia, Turchia e Iran per la normalizzazione della situazione in Siria”.

Esercitazioni militari della Russia nel Mar Mediterraneo

Per dissuadere la guerriglia jihadista dagli ulteriori attacchi verso l’est del Paese, la Marina e l’Aeronautica militari della Russia hanno avviato un’esercitazione su larga scala nella parte orientale del Mar Mediterraneo. Come ha annunciato il ministero della Difesa russo durante le esercitazioni sono stati effettuati lanci dei missili ad alta precisione. Gli equipaggi delle fregate russe Admiral Gorshkov e Admiral Golovko hanno lanciato missili ipersonici Zirkon, mentre il sottomarino Novorossiysk ha lanciato un missile da crociera Kalibr. Inoltre, un sistema missilistico Bastion ha lanciato un missile Oniks da un punto designato lungo la costa mediterranea. “Le esercitazioni continuano e coinvolgono oltre mille militari, dieci navi, 24 aerei, compresi i caccia Mig-31 delle Forze aerospaziali russe”, si legge in un comunicato del ministero della Difesa russo.

Intanto l’Iran, che tradizionalmente appoggia il Governo di Bagdad, ha annunciato di “essere pronto a prendere in considerazione l’invio delle sue truppe in Siria, se il presidente Bashar al Assad richiederà formalmente aiuto”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, in riferimento all’escalation del conflitto, iniziata in Siria la scorsa settimana dopo l’avanzata dai ribelli jihadisti nel nord-ovest del Paese. “In caso di richiesta ufficiale da parte di Damasco, siamo pronti a prendere in considerazione l’invio di forze in Siria”, ha affermato Araghchi, citato dai media iracheni, dopo che i ribelli dalla città di Aleppo avevano sviluppato l’offensiva verso le regioni est del Paese.

Maria Zakharova: Occidente imporrà sanzioni alla Corea del Sud?

La grave crisi politica nella Corea del Sud, dove il presidente, Yoon Suk Yeol, ha dichiarato la legge marziale, subito annullata dal Parlamento, ha spinto il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, a interrogarsi se l’Occidente intende imporre sanzioni anche contro Seul. “Che cosa hanno deciso la Lituania, la Lettonia e l’Estonia a riguardo? Introdurranno sanzioni contro Seul? O la Corea del Sud avrà più fortuna della Georgia?”, ha scritto Zakharova sul suo canale Telegram, in un chiaro riferimento alla recente decisione degli Stati baltici di sanzionare una serie di personalità georgiane, considerate responsabili dei tentativi di bloccare le proteste antigovernative di questi giorni.

Infatti, le autorità europee fanno finta di non accorgersi di carri armati per le strade di Seul, e continuano invece a ipotizzare scenari più inverosimili per il conflitto tra la Russia e l’Ucraina. Come ha dichiarato il ministro degli Esteri della Germania, Annalena Baerbock, in caso di un cessate il fuoco tra l’Ucraina e la Russia “per garantire la pace potrebbero essere impiegate anche le Forze armate della Germania”. Parlando a margine del vertice con i capi della diplomazia dei Paesi della NATO a Bruxelles, Baerbock ha detto che “oltre alle garanzie di sicurezza come l’adesione alla NATO, per garantire il cessate il fuoco esiste anche la possibilità di fornire una presenza militare internazionale. In questo contesto, tutto ciò che in futuro servirà al mantenimento della pace sarà ovviamente sostenuto con tutte le nostre forze da parte della Germania”, ha dichiarato Baerbock.

L’Europa storce il naso ma continua ad aumentare l’import di gas russo

Nel novembre del 2024 il gigante energetico russo “Gazprom” ha aumentato le forniture di gas da gasdotto verso l’Europa del 9% su base annua. Il volume dell’export di gas naturale russo ha raggiunto quota di 2,75 miliardi di metri cubi. In particolare il volume delle esportazioni russe di “combustibile blu” tramite il gasdotto “Turkish Stream” che passa per i fondali del Mar Nero e che negli ultimi tempi è stato bersaglio di alcuni falliti attacchi terroristici da parte dell’Ucraina, è aumentato del 15,6%, raggiungendo volumi record di 1,48 miliardi di metri cubi al mese. Nel novembre del 2023 il volume medio è stato pari a 42,7 milioni di metri cubi al giorno. Inoltre, Gazprom in vista della scadenza dell’accordo con l’Ucraina, che ha promesso di bloccare il transito del gas russo attraverso il suo territorio a partire dal gennaio del 2025, ha aumentato il volume medio delle forniture attraverso l’Ucraina di circa il 2%, fino a 42,3 milioni di metri cubi al giorno.