Il cardinale Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin: "Nel cuore del Papa c’è la consapevolezza della necessità di agire per la cura della casa comune, l’urgenza di posizioni coraggiose e di uno slancio nuovo verso politiche locali ed internazionali affinché l’uomo non sia minacciato da interessi di parte, miopi o predatori"
“Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente. Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo”. Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ai capi di Stato e di Governo, riuniti a Dubai, negli Emirati Arabi, in occasione della COP28, la Conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. I medici curanti hanno sconsigliato al Pontefice di andare a Dubai per motivi di salute e il discorso del Papa è stato letto in aula dal cardinale Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin.
È stato sottolineato che Papa Francesco “con grande rammarico” ha dovuto rinunciare a questo viaggio per evitare peggioramenti dell’infiammazione polmonare che lo ha colpito in questi giorni. Il capo della diplomazia Vaticana ha ricordato che “il Papa non è potuto andare a Dubai, ma la decisione di esserci, la prima volta di un Papa, emergeva chiaramente dalla Laudate Deum, in cui ricorda che sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della lettera enciclica Laudato sì e in cui ha voluto condividere con tutti le sofferenze del pianeta e le “accorate preoccupazioni” per la cura della casa comune”.
“Sono con voi – ha scritto dunque Francesco – perché la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni. Sono con voi perché il cambiamento climatico è un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana. Sono con voi per porre la domanda a cui siamo chiamati a rispondere ora: lavoriamo per una cultura della vita o della morte?”.
Per i Papa i leaders della Terra devono fare tutto e subito per scegliere la vita, per scegliere il futuro: “Ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini!”.
Una situazione, quella in cui si dibatte oggi l’umanità e la terra che porta ad “una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato. È acclarato che i cambiamenti climatici in atto – ha scritto il Pontefice – derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana, che negli ultimi decenni è diventata insostenibile per l’ecosistema. L’ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato”.
Come conseguenza i popoli del pianeta Terra devono far fronte a un “clima impazzito”, secondo Papa Francesco, che “suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza. Torniamo a riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza”. Bisogna superare gli ostacoli che portano alle pericolose “divisioni tra noi. Ma un mondo tutto connesso, come quello odierno, non può essere scollegato in chi lo governa, con i negoziati internazionali che non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale”.
Prima di leggere il discorso del Papa, il cardinale Parolin in un’intervista all’agenzia d’informazione Vatican News aveva detto che “nel cuore del Papa c’è la consapevolezza della necessità di agire per la cura della casa comune, l’urgenza di posizioni coraggiose e di uno slancio nuovo verso politiche locali ed internazionali affinché l’uomo non sia minacciato da interessi di parte, miopi o predatori. La COP28 è chiamata a dare una chiara risposta da parte della comunità politica nell’affrontare con determinazione questa crisi climatica nei tempi urgenti che ci indica la scienza”.
Secondo le informazioni diffuse dalla Santa Sede il segretario di Stato, domenica 3 dicembre, insieme al cardinale prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, Angél Ayuso Guixot, parteciperà alla programmata inaugurazione del “Faith Pavillion”, il Padiglione della Fede presso l’Expo City, che ha sei obiettivi principali: ispirare il potere delle religioni e dei leader religiosi come agenti di cambiamento per l’azione per il clima; evidenziare azioni concrete da parte di istituzioni e comunità religiose per frenare il cambiamento climatico con indicatori misurabili e un meccanismo di monitoraggio; promuovere una coalizione globale di leader religiosi che lavorano insieme per l’azione per il clima; incoraggiare i leader religiosi a impegnarsi nel dialogo politico e a ispirare l’ambizione climatica tra le delegazioni politiche; raggiungere un allineamento storico dietro l’appello all’azione per il clima; unificare e massimizzare l’azione collettiva degli attori religiosi presenti alla COP28.