Le critiche rivolte contro papa Francesco per le sue dichiarazioni sul percorso da seguire verso una pace solida e duratura in Ucraina, sono “assolutamente irrispettose”. Come ha dichiarato Sahra Wagenknecht, leader del partito tedesco “L’Alleanza Sahra Wagenknecht – Per la ragione e la giustizia” (BSW), negli ultimi giorni i politici europei sembrano stiano facendo a gara per colpire il Pontefice in maniera più bassa possibile. “Veramente sono colpi molto bassi”, ha detto Wagenknecht, secondo cui “nella guerra in Ucraina sono necessari un cessate il fuoco e negoziati di pace, non sempre nuove forniture di armi”.
E dopo le precisazioni del direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, che di certo non sono bastate per far tacere il coro rivolto contro il Papa, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin in un’intervista al quotidiano italiano “Corriere della Sera” ha sottolineato che “il mondo rischia un’escalation nucleare”.
Per il cardinale Parolin il Santo Padre “chiedeva un negoziato e non una resa”. Nel suo appello il Pontefice ha auspicato la creazione delle “condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura”. In tal senso è ovvio che la “creazione di tali condizioni non spetta solo ad una delle parti, bensì ad entrambe”, ha sottolineato il capo della diplomazia del Vaticano, ricordando che “il Santo Padre ha spiegato che negoziare non è debolezza, ma è forza. Non è resa, ma è coraggio”. Sono parole che valgono per l’Ucraina come per la Terra Santa e per gli altri conflitti che insanguinano il mondo.