La Russia nel 2024 ridurrà la propria produzione petrolifera di 650.000 barili di greggio al giorno
Nel corso di un “dibattito piuttosto acceso”, i ministri del Petrolio e dell’Energia dell’Opec+, l’organizzazione composta di 23 Paesi del mondo, hanno concordato di prorogare ancora per un altro anno, ovvero fino alla fine del 2024, gli attuali tagli alla produzione del greggio, fissando la produzione a 40,46 milioni di barili al giorno. Lo è stato fatto, secondo l’Opec+ per garantire la stabilità dei mercati petroliferi mondiali.
“L’estensione dei tagli da parte dell’Opec+ assicura la stabilità dei mercati. Per la Russia cambia poco o niente: questo taglio volontario sarà dal livello di produzione richiesto, come concordato a Vienna”, ha detto ai giornalisti Alexandr Novak, il vice primo ministro russo con la delega all’Energia, secondo cui “non c’è stato alcun disaccordo fra la Russia e l’Arabia Saudita”.
In base agli accordi di Vienna, la Russia potrà produrre nel 2024 non più di 9,83 milioni di barili al giorno, ovvero 650.000 barili in meno, rispetto al suo output potenziale. L’Arabia Saudita manterrà la produzione all’attuale livello di 10,48 milioni di barili al giorno. Anche l’Iraq e il Kuwait manterranno i volumi di produzione, mentre la quota degli Emirati Arabi Uniti aumenterà addirittura di 200.000 barili al giorno.
Oltre alla riduzione accettata dalla Russia, sono stati fissati dei tagli piuttosto significativi per la produzione petrolifera della Nigeria (-362.000 barili al giorno), dell’Angola (-175.000 barili), della Malesia (-166.000 barili) e dell’Azerbaigian 133.000 barili al giorno in meno.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere: il prezzo del petrolio è iniziato subito a salire. Secondo i dati del portale “Oil Price” le quotazioni del greggio Wti del Texas hanno visto domenica, 4 giugno, una fiammata del 5% per poi lunedì ridurre la crescita a un +1,88% a 73,62 dollari al barile. Avanza anche il Brent del Mare del Nord (78,04 dollari, +1,91%).