Il tanto temuto sciopero del gas in Australia è iniziato e subito i prezzi hanno iniziato a crescere.
I dipendenti degli impianti Chevron di Gorgon e Wheatstone che producono gas naturale liquefatto hanno incrociato le braccia oggi, venerdì 8 settembre 2023, dopo che ogni trattativa sindacale è stata interrotta. L’Australia è il più grande esportatore di gas liquefatto al mondo, un metodo per trasportare il gas naturale sempre più utilizzato, in particolare in Europa (anche se la maggior parte del gas Australiano è destinato all’Asia), dopo la diminuzione degli approvvigionamenti dai gasdotti russi. Il gas liquefatto è ideale per fornire il prezioso combustibile senza che siano necessarie particolari infrastrutture: viene trasportato via nave e poi viene rigassificato e immesso in rete.
Gli impianti al momento interessati dagli scioperi rappresentano tra il 5 e il 7% della fornitura mondiale. La risposta del mercato alla notizia è stata immediata: il prezzi del gas europeo sono aumentati. I future TTF sono cresciuti dell’8% a 35,25 euro al megawattora, dopo aver toccato anche l’11%.
Già lo scorso agosto il prezzo del gas aveva avuto un’impennata (TTF a + 40%), sempre collegata alle dispute sindacali australiane. In quel caso si trattava del produttore nazionale Woodside Energy ma allora, dopo le trattative, lo sciopero dell’impianto di North West Shelf era stata scongiurato. In questa occasione invece, secondo quanto riporta Reuters, dopo 5 giorni di trattative i dirigenti Chevron non si erano sostanzialmente spostati dalle loro posizioni dando così il via alla protesta.