Crisi mondiali, crisi europea e globalizzazione, l'intervento di Romano Prodi al Forum economico di Verona. Serve un dialogo diretto Usa e Cina. Commissione Ue indebolita
Le crisi finiscono se USA e Cina si parlano, l’Europa conterà qualcosa se si tornerà a dare potere alla Commissione europea. Romano Prodi, ex premier italiano ed ex presidente della Commissione europea in un dialogo con Alessandro Cassieri, giornalista RAI e responsabile della sezione “Opinions” di Pluralia, nel corso del XVII Forum economico di Verona che quest’anno si tiene a Ras Al Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti.
“Da un po’ di tempo il mondo è in crisi e a questo si aggiungono crisi all’interno di molti paesi democratici, pensiamo a ciò che sta accadendo in Francia, in Germania, alla tensione incredibile negli USA per l’elezione di Trump e perfino di quello che è successo in Corea del Sud e che nessuno si sarebbe potuto aspettare. Non è una conseguenza diretta della crisi internazionale ma è un sintomo di un turbamento e di un’instabilità che c’è in tutto il mondo perché siamo in una fase di assestamento.”
Questo avviene in un’Europa che sembra sempre più ininfluente nei giochi globali. “L’Europa ha avuto e ha ancora una grande forza culturale, pensiamo al ruolo di apripista sulla tutela dell’ambiente e sui diritti umani, ma non ha forza politica – ha spiegato Prodi – e senza di essa non si conta nulla. Serve una leadership di Francia e Germania aiutata da vicino da Italia, Spagna e Polonia. Dobbiamo aspettare le elezioni tedesche e la fine della crisi francese e bisogna ridare potere e autorità alla Commissione che prima era riconosciuta come il punto d’incontro della volontà politica. Dopo la crisi finanziaria questo è passato al Consiglio, e ognuno dei paesi ha diritto di veto”.
Come si esce dalle crisi e quale sarà il futuro della globalizzazione?
“Questa frammentazione del mondo non fa bene a nessuno, occorre il dialogo delle due grandi superpotenze, USA e Cina, in modo che sussista un accordo di fondo che renda possibili i compromessi che sono necessari. Non si tornerà a una globalizzazione che c’era alcuni anni fa ma a una ‘tollerabile globalizzazione’ cioè condizionata dagli accordi dei governi. Questo è anche l’unico modo in cui si possono affrontare anche i conflitti in corso, dall’Ucraina al Medio Oriente. USA e Cina che devono essere consapevoli di avere la responsabilità non solo dei loro cittadini ma dei cittadini di tutto il mondo”.