Il primo giorno della visita di Vladimir Putin in Cina la Duma di Stato, la Camera bassa del Parlamento russo, voterà il ritiro del Paese dal Trattato sul divieto totale dei test nucleari (CTBT). Il ministero degli Esteri russo: "Non saremo i primi a riprendere i test nucleari".
“Russi e cinesi fratelli per sempre”, scriveva una strofa di una popolare canzone sovietica degli Anni 50 del secolo scorso. Settant’anni dopo Mosca e Pechino rilanciano questa storica fratellanza per far fronte alle sfide politiche ed economiche di un mondo che cambia.
Il presidente russo, Vladimir Putin, visiterà Pechino il 17-18 ottobre, per partecipare al Terzo Forum internazionale, dedicato all’iniziativa “Belt and Road”, nota come “Nuova Via della Seta”, ma soprattutto per incontrare il presidente cinese, Xi Jinping. Alla vigilia del viaggio Putin ha rilasciato un’ampia intervista al China Media Group e alla televisione cinese CCTV, nella quale ha definito le relazioni tra i due Paesi “saggi, equilibrati e non dettate dalla congiuntura del momento corrente”.
“Diamo il benvenuto ai Paesi e ai partner che partecipano attivamente alla ‘Belt and Road Initiative’ affinché vengano a Pechino per discutere piani di cooperazione e cercare uno sviluppo comune”, ha dichiarato il portavoce del ministero cinese degli Esteri, Mao Ning, rivolgendosi indirettamente anche a Mosca. All’evento sono attesi rappresentanti di molti Paesi in via di sviluppo, in particolare dell’America Latina e dell’Africa.
La stampa internazionale ricorda che Putin e Xi “non solo sono partner”: sono amici di vecchia data che negli anni passati hanno tenuto oltre 40 incontri individuali. In un recente messaggio rivolto a Xi, Putin aveva notato che i prossimi colloqui approfondiranno i legami russo-cinesi “a beneficio dei nostri popoli amici, nell’interesse di garantire sicurezza e stabilità nel continente eurasiatico e in tutto il mondo”.
Putin e Xi si erano messi d’accordo di unire gli sforzi per portare entro il 2024 gli interscambi economici e commerciali tra Russia e Cina a quota 200 miliardi di dollari l’anno in un percorso che servirà a rafforzare la collaborazione anche in altri settori. “Siamo molto vicini al traguardo”, ha detto Putin nella sua intervista a CCTV. Nel 2022 il volume commerciale sino-russo aveva raggiunto i 172,41 miliardi di dollari, facendo segnare un +32% su base annua.
Quella del presidente russo sarà la prima visita in Cina da quando è scoppiato il conflitto armato in Ucraina. In questo contesto Putin ha valutato le proposte di pace avanzate da Pechino per l’Ucraina all’inizio di quest’anno come “realistiche” che potrebbero gettare le basi per un accordo. “Siamo grati ai nostri amici cinesi per aver provato a pensare a modi per porre fine a questa crisi”, ha detto Putin rispondendo alle domande del corrispondente di CCTV. “Penso che (le proposte, N.d.R.) siano assolutamente realistiche e che possano gettare le basi per un accordo di pace”, ha aggiunto il leader russo, lamentando comunque la riluttanza di Kiev a impegnarsi con Mosca. In Ucraina i colloqui di pace con la Russia sono vietati da un decreto del presidente Zelensky.
Per Putin i tentativi di Washington di trascinare Kiev nella Nato hanno aggravato il conflitto in Ucraina. Le ostilità nel Donbass sono iniziate dopo il “colpo di Stato del 2014 in Ucraina, mentre il regime di Kiev ha rifiutato di attuare gli accordi di Minsk”, ha detto Putin. “Ciò è stato aggravato dai tentativi degli Stati Uniti di trascinare l’Ucraina nella Nato, che hanno portato all’escalation del conflitto”, ha aggiunto il Putin.
La visita a Pechino del leader russo avviene nel momento in cui l’Occidente sembra concentrarsi – almeno momentaneamente – più sulla guerra in Israele che non sulla questione ucraina. E il vis a vis di Putin con Xi permetterà alla Russia di rafforzare ulteriormente non soltanto la cooperazione economica e commerciale, ma anche quella tecnico-militare e geopolitica con il gigante asiatico, che ha più volte respinto le richiesta dell’Occidente di condannare la Russia per l’operazione militare speciale in Ucraina.
Sul piano geopolitico ci si aspetta che Putin e Xi si concentreranno su un’agenda comune, destinata a porre fine a un ordine internazionale dominato dall’Occidente, a limitare l’influenza degli Stati Uniti e dell’Europa in quelle che entrambi i Paesi considerano le loro zone di interesse vitale.
Infine va notato che gli ultimi preparativi del summit tra Putin e Xi sono stati affidati al ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, che lunedì 16 di ottobre è stato ricevuto alla Diaoyutai State Guesthouse di Pechino dal capo della diplomazia cinese, Wang Yi. Al centro dei colloqui, oltre alla guerra in Ucraina e alla recente crisi in Israele e in Palestina, si è trovato il previsto ritiro della Russia dal Trattato che vieta gli esperimenti nucleari. Martedì 17 di ottobre la Duma di Stato, la Camera bassa del Parlamento russo, voterà la revoca della ratifica del Trattato sul divieto totale dei test nucleari (CTBT). Dopo il summit russo-cinese, mercoledì e giovedì, Lavrov sarà in visita in Corea del Nord. Con questi nuovi round di incontri Mosca si lega sempre più con Pechino e Pyongyang.