Dopo la rottura con la Russia mancano tutti i tipi di combustibili per alimentare le centrali: dal gas, al carbone e all’uranio
Nella prima metà del 2024 la produzione di energia elettrica nella Repubblica Ceca è stata pari a 36,1 terawattora (Twh) ed è diminuita del 5,6% rispetto all’analogo periodo del 2023. Secondo l’autorità di Praga per la regolazione del mercato dell’energia (Energeticky Regulacni Urad, ERU) la produzione delle centrali nucleari di Dukovany e Temelin, costruite nel 1978-1985 dall’Unione Sovietica, si è ridotta del 10,8% anno su anno. Il calo così consistente della generazione elettrica è legato alla decisione delle autorità della Repubblica Ceca di rompere gli accordi di fornitura di combustibile nucleare con la società russa “TVEL”, che fa parte della corporazione statale “Rosatom”, e di firmare un nuovo contratto con la francese Framatome, che dopo la perdita delle fonti africane di approvvigionamento di uranio in Niger non riesce ad adempiere ai propri obblighi contrattuali.
Va altrettanto male la generazione presso le centrali elettriche a carbone che nei primi sei mesi dell’anno è scesa del 4,6 per cento. Per quanto riguarda le centrali a gas, dopo la rinuncia forzata al metano russo, la produzione elettrica è calata addirittura del 17 cento. La siccità dell’estate 2024 ha colpito le centrali idroelettriche che hanno diminuito la produzione di elettricità del 2,8 per cento.
In questa situazione la gente comune cerca di arrangiarsi, dice “no” all’elettricità centralizzata costosissima – il consumo è infatti calato del 2,3%anno su anno – e installa sui tetti delle proprie abitazioni dei panelli fotovoltaici “made in China”, che costano molto meno degli analoghi prodotti europei. Grazie a questa tendenza la generazione fotovoltaica è cresciuta nel periodo indicato del 28,4 per cento.
Pare che le industrie dell’energia siano in uno stato disastroso più o meno in tutti i “nuovi arrivati” dell’Unione europea, che hanno deciso di rinunciare alla cooperazione con la Russia. Lunedì, 19 agosto, in un’intervistata al quotidiano polacco “Dziennik Gazeta Prawna”, il ministro della Polonia per i Fondi e le Politiche regionali, Katarzyna Pelczynska-Nalecz, ha dichiarato a chiare lettere: “Il nostro settore energetico è assolutamente obsoleto e richiede grandi investimenti”.