Ai colloqui di tre giorni sotto l'egida russa partecipano Hamas, Al Fatah e un’altra dozzina di fazioni palestinesi
Rappresentanti di Hamas, Jihad Islamica, Al Fatah (il movimento storico palestinese a cui appartiene il presidente Abu Mazen) e di altre 11 fazioni palestinesi si sono riuniti il 29 febbraio a Mosca per un inedito incontro intrapalestinese sotto l’egida russa. La riunione dovrà durare fino al 2 marzo prossimo e come ha dichiarato ai giornalisti Mikhail Bogdanov, vice ministro russo degli Esteri e inviato speciale del presidente Vladimir Putin per il Medio Oriente e l’Africa “ha l’obiettivo di aiutare le varie forze palestinesi a compattarsi dal punto di vista politico”.
Il Cremlino è riuscito a far venire nella capitale russa praticamente tutti i principali rappresentanti palestinesi, tutte le forze politiche che sono presenti nei diversi Paesi della regione, compresi la Siria e il Libano. Secondo alcune indiscrezioni che trapelano dagli ambienti diplomatici russi, l’obbiettivo della riunione straordinaria “sembra essere la creazione di un governo tecnico palestinese che però non dovrebbe includere formalmente esponenti di Hamas (considerata un’organizzazione terrorista) per permettere agli occidentali di riconoscerlo come partner”. La riunione nella capitale russa avviene all’indomani delle dimissioni – accettate dal presidente Abu Mazen – del governo di Mohammed Shtayyeh per favorire un governo di tecnici palestinese unificato dopo la fine del conflitto, Gaza inclusa.
Lavrov: “Non si può rispondere con la punizione collettiva dei palestinesi”
All’apertura dei lavori è intervenuto il ministro degli Esteri della Russia, Serghej Lavrov. Il capo della diplomazia russa ha sottolineato che “la priorità assoluta, ovviamente, è porre fine allo spargimento di sangue che la Russia ha condannato fin dai primi giorni dopo l’attacco [di Hamas contro Israele] del 7 ottobre 2023”, ma “non è possibile rispondere a esso con metodi di punizione collettiva dei palestinesi”.
Come ha scritto alla vigilia della riunione l’agenzia d’informazione “Arab News” la Russia “si presenta come vera protettrice della causa palestinese”. Inoltre l’invito a Mosca di queste fazioni – alcune delle quali sono considerate dall’Occidente come gruppi terroristici – permetterà al Cremlino di inviare un forte messaggio di solidarietà non soltanto al mondo arabo-islamico ma a tutti i Paesi del Sud Globale. Secondo “Arab News” la riunione “avviene in un momento in cui il sostegno di Washington a Israele ha eroso ulteriormente la politica della soft power statunitense”.
Per molti analisti russi e internazionali la ricerca di compromessi tra le fazioni palestinesi sarà un’impresa veramente ardua. Il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (ANP) Riyad al-Malki, in questi giorni in visita a Ginevra, Svizzera, ha detto di non aspettarsi “miracoli” dai colloqui a Mosca “su un governo unificato” e la ricostruzione della Striscia di Gaza nel dopoguerra. “Speriamo – ha detto al Maliki – che si possano ottenere buoni risultati in termini di comprensione reciproca tra tutte le fazioni sulla necessità di sostenere un governo tecnocratico che emergerà. Spero che l’incontro di Mosca possa essere presto seguito da altri incontri delle forze politiche della regione”.
Tra Hamas e AL Fatah c’è una profonda differenza di approccio e per loro non sarà facile scendere a un compromesso. La Russia continua a insistere sul fatto che Gaza “ha bisogno di un governo per la ricostruzione” e invita i rappresentanti, riunitisi nella capitale russa a raggiungere un’intesa, “nel nome del bene del martoriato popolo palestinese”.
In questa situazione molto delicata anche un piccolo progresso nel dialogo tra i due principali movimenti palestinesi, Hamas e Al Fatah “costituirebbe un significativo successo diplomatico per Mosca”.