Romania e Bulgaria sono entrate nell’area Schengen, finalmente, ma non al 100%

Il 31 marzo sono stati aboliti controlli per la circolazione delle persone nei porti e negli aeroporti dei due Paesi, ma non via terra, per la negativa e ostinata posizione dell'Austria

Un regalo di Pasqua agli abitanti della Bulgaria e della Romania e ai cittadini di altri Paesi europei che visiteranno questi due Paesi balcanici. Da domenica 31 marzo Bulgaria e Romania sono entrate nell’area Schengen, la zona di libera circolazione che coinvolge la maggior parte dei Paesi del Vecchio Continente. Bulgaria e Romania fanno parte dell’Unione Europea dal 1° gennaio del 2007 e avevano completato i requisiti tecnici per l’adesione all’area Schengen ancora nel 2011.

Per poterci entrare Sofia e Bucarest hanno dovuto attendere per 13 anni e anche questo periodo non è stato sufficiente per permettere agli Stati dell’ex campo socialista di diventare due Paesi-membri di Schengen a “pieno titolo”.

Le regole di Schengen non saranno applicate a chi passa i confini via terra. Vale a dire che alle frontiere aeree e marittime dei due Paesi, in parole povere in porti e aeroporti, non ci saranno più i controlli dei passaporti, che però continueranno a esserci ai valichi di confine della terra. L’ingresso dei due Paesi nell’area Schengen era stato bloccato per anni dall’Austria che continua a temere un flusso incontrollato di un gran numero di persone migranti intenzionate a entrare in Europa. Alla fine del 2023 è stato raggiunto un accordo “parziale”, che prevedeva appunto l’ingresso nell’area Schengen ma non l’abolizione dei controlli via terra.

L’area Schengen è stata creata nel 1995 in seguito alla Convenzione, firmata in un paesino del Lussemburgo dal quale ha preso per il nome. Attualmente è la più grande area per la libera circolazione delle persone al mondo; nello spazio Schengen vivono circa 445 milioni di persone. Dell’area Schengen fanno parte 29 Paesi tra cui 25 sono membri dell’Unione europea, a cui si aggiungono la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda e anche il Principato del Liechtenstein. I due Paesi europei che non ne fanno parte sono ancora l’Irlanda e Cipro: il primo ha preso una drastica decisione “politica” di non aderire alla convenzione, mentre l’isola divisa in due tra la Grecia e la Turchia non ha i requisiti necessari per farlo.