Russia: Parigi non dà spiegazioni e rifiuta di collaborare su detenzione Durov

Dmitrij Medvedev: “Durov pensava di essere uomo di mondo che vive bene senza la sua patria”. Istituto "Milton Friedman”: arresto liberticida, chiediamo immediata liberazione di Durov.

Pavel Durov

L’ambasciata russa a Parigi ha dichiarato di “aver chiesto alle autorità francesi di spiegare la detenzione del fondatore di Telegram, Pavel Durov”. Tuttavia, le autorità francesi si sarebbero “rifiutate di collaborare su questo tema”, ha scritto in un comunicato stampa la Rappresentanza diplomatica russa nella capitale francese.

Pavel Durov, fondatore di Telegram, è stato arrestato a Parigi sabato, 24 agosto, all’aeroporto di Le Bourget, al suo rientro dall’Azerbaigian, dove, come scrivono i media francesi, “si sospetta che possa aver incontrato il presidente russo, Vladimir Putin”. Nato a Leningrado (oggi San Pietroburgo), il 10 ottobre del 1984, Durov ha lasciato da tempo la Russia e vive negli Emirati Arabi Uniti, Paese di cui ha la cittadinanza. L’imprenditore ha anche la cittadinanza francese e l’ordine d’arresto, emesso dalle autorità di Parigi, è stato eseguito non appena egli ha messo piede sul suolo della Francia. Le sue proprietà nel Paese sono sottoposte attualmente a perquisizioni.

“Dopo che è uscita la notizia della detenzione di Durov, abbiamo immediatamente chiesto spiegazioni alle autorità francesi sui motivi e abbiamo chiesto loro di garantire la protezione dei suoi diritti e l’accesso consolare. A oggi, la parte francese ha evitato di interagire su questo tema”, ha inoltre annunciato l’ambasciata russa, che intanto rimane in contatto con i legali di Durov.

Dopo l’arresto di Durov, il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha pubblicato sul suo canale Telegram una lista di 26 ONG occidentali che “nel 2018 chiesero alle autorità russe di smettere di creare ostacoli” al lavoro di Telegram, dopo la decisione del tribunale russo di bloccare momentaneamente la piattaforma. “Il primo luglio 2018 è entrata in vigore in Russia la legge Yarovaya, che obbliga i fornitori di servizi di telecomunicazione a conservare per sei mesi le registrazioni dei messaggi telefonici e del traffico Internet dei loro clienti, nonché le chiavi per decifrare la corrispondenza degli utenti da fornirle al Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (FSB) su richiesta”, ha scritto Zakharova, secondo cui “ci sono stati reclami legislativi contro Telegram, che esisteva in molti Paesi a causa dei parametri tecnici del sistema di crittografia”. Zakharova ha sottolineato che allora le 26 organizzazioni non governative occidentali hanno chiesto alle autorità russe di “smettere di creare ostacoli al lavoro di Telegram” rivendicando la “protezione dei diritti fondamentali della libertà di espressione e della privacy”. Tuttavia “Durov è rimasto latitante per tutto questo tempo, continuando a sviluppare Telegram. Che ne dite? Stavolta si rivolgeranno a Parigi e chiederanno il rilascio di Durov, o ingoieranno la lingua?”, ha scritto infine la Zakharova, con riferimento ai diplomatici russi sono già al lavoro sul caso della detenzione di Durov in Francia.

Invece per Dmitrij Medvedev, vice segretario del Consiglio di sicurezza e già presidente della Federazione Russa, il fondatore di Telegram “voleva essere un uomo di mondo che vive bene senza la sua patria”.  Per Medvedev Durov “pensava che i suoi problemi più grandi fossero in Russia, e se ne andò, poi ottenne la cittadinanza e i permessi di soggiorno anche in altri stati. Voleva essere un brillante uomo di mondo che vive bene senza la sua patria. Ha sbagliato i calcoli”. Per l’occidente “Pavel Durov è russo e quindi pericoloso, a differenza di Mark Zuckerberg, che collabora con l’FBI – ha sottolineato Medvedev in un post su Telegram -. Che il fondatore di Telegram capisca che la patria, come i tempi in cui viviamo, non possono essere una scelta”.

Per il direttore esecutivo dell’Istituto “Milton Friedman”, Alessandro Bertoldi, l’arresto di Pavel Durov “è una notizia sconvolgente. Arrestare chi tutela la libertà d’espressione mettendo a disposizione del mondo intero uno strumento di comunicazione sicuro, utilizzato anche da molti combattenti per la libertà in Paesi non democratici, è inquietante”. L’Istituto “Friedman” è istituzione culturale che celebra l’eredità, le teorie e le idee del Premio Nobel Milton Friedman. Attraverso convegni, pubblicazioni e dibattiti, l’istituto si impegna a diffondere i principi liberali – liberisti nei vari ambiti della società.

Secondo Bertoldi “considerare il creatore di Telegram complice di chi lo utilizza per atti criminali è una forzatura inquietante e liberticida che crea un precedente molto grave per la libertà di tutti. Chiediamo l’immediata liberazione di Durov”, ha sottolineato infine Bertoldi.