Il 4 febbraio il Parlamento, su spinta del presidente Macky Sall, ha rinviato le elezioni di otto mesi
Da domenica 4 febbraio 2024 il Senegal è nel caos. Le agitazioni, in quella che era considerata una delle democrazie più stabili dell’intera Africa, sono iniziate quando il parlamento ha ratificato il rinvio delle elezioni fissate per il 25 febbraio, prima “a data da destinarsi” per poi fissarle il 15 dicembre 2024.
Questo per volontà di Macky Sall, presidente dal 2012 del Paese (sta per scadere il suo secondo mandato) di cui prima era stato per due volte primo ministro.
Nella capitale Dakar si svolgono proteste da domenica, con diverse decine di persone arrestate, e stessa sorte è capitata a 4 politici dell’opposizione, tra cui l’ex primo ministro Aminata Touré.
Quello che che è accaduto in Senegal è definito come un “golpe istituzionale” che non ha precedenti nel Paese che è indipendente dalla Francia dal 1960 e che rappresentava un esempio di stabilità in una regione, quella subsahariana, che ha vissuto otto colpi di Stato tra il 2020 e il 2023.
Sall, che con quello in corso raggiunge il limite costituzionale di due mandati, ha motivato il rinvio al voto parlando di dispute sulle liste dei candidati e sull’organismo giudiziario che ha curato le liste stesse.
Allo scoppiare delle proteste, nella notte del 4 febbraio, il Governo di Dakar aveva anche bloccato l’accesso a internet in una escalation di tensioni che preoccupano gli osservatori internazionali. Il segretario genrale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, attraverso il portavoce Stephane Dujarric, ha auspicato che in Senegal ci si astenga “dalla violenza e da qualsiasi azione che possa minare il processo democratico e la stabilità”. Sulla stessa linea si è espresso anche il Dipartimento di stato USA: “Gli Usa sono profondamente preoccupati dalle misure prese per rimandare le elezioni presidenziali del 25 febbraio in Senegal: è la negazione della forte tradizione democratica del Paese”.
Nel frattempo una dozzina di leader dell’opposizione senegalese si sono uniti per contestare il rinvio delle elezioni e contestare legalmente il provvedimento. “Non stiamo negoziando. Non stiamo discutendo. Non stiamo rimandando. È una data e la rispetteremo”, ha dichiarato a Reuters, uno dei candidati.
Il Senegal è un paese con 18 milioni di abitanti e una crescita stimata per il 2024 attorno al 9%. Una parabola positiva che tuttavia si basa su una serie di riforme in corso di attuazione che possono essere messe a rischio se il Paese sprofonderà in un’instabilità prolungata. Il Senegal è anche un punto di riferimento della Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (ECOWAS), sodalizio che si propone di raggiungere un’integrazione economica tra i Paesi di questa parte dell’Africa e che ha recentemente perso, a causa dell’instabilità politica, tre membri: Burkina Faso, Mali e Niger dove si sono recentemente tenuti colpi di stato.