Serbia apre due nuovi uffici di rappresentanza economica e commerciale in Cina

Anche la Serbia vuole diventare uno dei Paesi “partner ufficiali” dei BRICS

Marko Cadez (a destra) dopo la firma dell'accordo

La Camera di commercio della Serbia (PKS) ha aperto due nuovi uffici di rappresentanza in Cina, nella capitale Pechino e nella città industriale di Changsha, capoluogo della provincia centro-meridionale di Hunan. Il presidente della Camera di commercio serba, Marko Cadez (nella foto), ha dichiarato che dopo la firma dell’accordo di libero scambio tra i due Paesi, avvenuta l’8 maggio del 2024 a Belgrado, tra i presidenti della Cina, Xi Jinping, e della Serbia, Aleksandar Vucic, “questi uffici nuovi diventeranno due importanti politi di attrazione per il business cinese e un supporto per le aziende serbe che vogliono avviare nuovi affari con partner cinesi o migliorare gli affari esistenti in questo grande mercato”.

La Cina è il maggiore Paese-investitore nell’economia della Serbia, il cui export verso la Cina nel giro di 5-10 anni sarà esentato al 95% dei dazi doganali.

“Quattro anni fa la Camera ha aperto un ufficio di rappresentanza a Shanghai, e ora l’accordo di libero scambio tra Serbia e Cina ha creato opportunità completamente nuove per l’immissione dei nostri prodotti sul mercato cinese e la cooperazione con le aziende cinesi, quindi da oggi abbiamo ufficialmente hanno due nuovi uffici nella Repubblica di Serbia in Cina”, ha detto Cadez.

Nenad Popovic

La Cina è uno dei Paesi-fondatori dei BRICS e anche la Serbia sta stringendo i rapporti con questo influente gruppo internazionale. Al recente summit annuale dei BRICS i 13 Paesi del mondo sono diventati “partner ufficiali” dell’organizzazione. Come ha dichiarato in un’intervista il ministro della Cooperazione economica internazionale della Serbia, Nenad Popovic (nella foto), che assieme ad altri tre ministri della Serbia ha partecipato al vertice BRICS di Kazan, anche Belgrado dovrebbe diventare “partner ufficiale” dei BRICS: “Esprimo un’opinione: personalmente mi piacerebbe che la Serbia diventasse un Paese partner dei BRICS, perché questo formato è l’organizzazione con la più rapida crescita economica nel mondo”.

Popovic si è definito “un grande fan” dei BRICS. Belgrado “non ha questioni politiche aperte con nessuno dei Paesi membri” di questa piattaforma. “Rispettano la nostra integrità territoriale, la nostra indipendenza e il nostro libero indirizzo politico. Non ci impartiscono istruzioni e siamo noi stessi a dirigere il nostro sviluppo economico”, ha sottolineato il ministro serbo, secondo cui “malgrado il desiderio di integrazione europea, la Serbia non vuole interrompere lo sviluppo delle relazioni bilaterali con i Paesi BRICS”.

Sul piano delle future fondamentali scelte internazionali di Belgrado, Popovic ha dichiarato che la Serbia non diventerà mai un Paese-membro della NATO. Belgrado ricorda molto bene i devastanti bombardamenti dell’Alleanza atlantica nel 1999 e, dopo questi eventi, “vi assicuro che la Serbia non sarà mai membro della Nato”, ha detto Popovic, enfatizzando l’importanza per la Serbia delle relazioni con la Russia, l’unico Paese che si è schierato militarmente nel giugno del 1999 in difesa della Serbia.

In questo contesto Popovic ha sottolineato che gli asset russi in Serbia saranno protetti: “Ogni investitore straniero è tutelato in termini di capitale in Serbia. Posso dire che gli asset russi in Serbia saranno assolutamente protetti, è la nostra politica”, ha dichiarato Popovic. A proposito della pressione che Belgrado subisce dai Paesi occidentali per non aver imposto sanzioni alla Russia in ragione della sua operazione militare dell’Ucraina, il ministro serbo ha risposto: “Parlano di democrazia, di libera circolazione dei capitali. Poi però congelano gli asset russi. È cinismo”.