La UE ha adottato il quattordicesimo pacchetto di misure restrittive contro la Russia
Per la Serbia esiste una sola alternativa valida all’Unione europea. Sono il gruppo BRICS, che dal primo gennaio 2024 oltre al Brasile, alla Russia, all’India, alla Cina e al Sud Africa, comprende alche l’Egitto, l’Iran, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Etiopia. Come ha scritto in un articolo, pubblicato lunedì 24 giugno, sul quotidiano serbo “Politika” il vice primo ministro serbo, Aleksandar Vulin, i Paesi BRICS “rappresentano una speranza e un’opportunità” poiché, secondo Vulin “non ci chiedono nulla e possono offrirci anche più di quanto chiediamo noi”.
Vulin ha sottolineato che lo scopo del testo del suo articolo “non è quello di paragonare o contrapporre” i BRICS e l’Unione europea, “ma di mostrare con i fatti in mano che per la Serbia esiste una scelta, una valida alternativa”, soprattutto per il fatto che “non c’è posto per la Serbia nella UE nemmeno se rinunciasse al Kosovo”.
Secondo il vice primo ministro serbo “per l’adesione ai Paesi BRICS non è necessario adottare leggi scritte fuori dai confini del nostro Paese, non è necessario cedere il potere al settore delle Ong o issare la bandiera dell’Ucraina sull’ambasciata”. Le relazioni all’interno del gruppo dei Paesi BRICS sono basate sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco degli interessi nazionali. “Non è necessario legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso o imporre sanzioni a nessuno e lasciare ad altri la gestione della politica estera del proprio Paese”, ha scritto in conclusione Vulin.
L’articolo è stato pubblicato proprio il giorno in cui il Consiglio della UE ha adottato il quattordicesimo pacchetto di misure restrittive contro la Russia, che come ha annunciato Bruxelles in un comunicato stampa “sono destinate a colpire settori di alto valore dell’economia russa, come l’energia, la finanza e il commercio, e rendono sempre più difficile aggirare le sanzioni della UE”. Il pacchetto comprende misure restrittive che colpiscono in particolare il settore dell’energia e del trasporto del gas naturale liquefatto (GNL), “al fine di garantire che le strutture della UE non vengano utilizzate per trasbordare il GNL russo verso Paesi terzi”.