Serbia-Romania: firmato memorandum per la costruzione di un gasdotto tra i due Stati

I Paesi dell’Europa Orientale rischiano una crisi energetica su larga scala dopo la scadenza alla fine del 2024 del contratto di transito del gas naturale tra l’Ucraina e la Russia

Dubravka Dedovic Handanovic

In vista della reale prospettiva di rimanere senza l’energia russa, i Paesi dell’Europa Orientale che non hanno sbocchi sul mare cercano di costruire nuove alleanze con gli ex partner del campo socialista. Dopo la decisione dell’Ucraina di bloccare completamente il transito di petrolio russo attraverso il proprio territorio, la stessa sorte aspetta l’export russo del gas naturale verso i Paesi-consumatori dell’Europa Centrale e Orientale, dall’Austria, alla Slovacchia, all’Ungheria e alla Serbia. L’accordo tra Gazprom e la società ucraina Naftogaz scade alla fine del 2024 e il Governo di Kiev ha dichiarato che non intende prolungarlo. Secondo Mosca il presidente ucraino, Zelenskij, segue alla lettera le “raccomandazioni” degli Stati Uniti e dell’Unione europea, che cercano a tutti i costi di limitare i ricavi del Cremlino, provenienti dall’export di idrocarburi.

In questa situazione i Paesi est- e sud-europei e devono lavorare di fantasia per evitare una crisi energetica su larga scala. Mentre l’Ungheria sta costruendo a Paksh con il partenariato dell’agenzia statale russa “Rosatom” una super centrale nucleare, la Serbia ha firmato lunedì, 5 agosto, con la vicina Romania un memorandum d’intesa sulla costruzione di un gasdotto interstatale. Il documento è stato firmato dal ministro delle Miniere e dell’Energia della Serbia, Dubravka Dedovic Handanovic, e il ministro dell’Energia romeno, Sebastian Burduja.

“Questo progetto strategico collegherà il sistema di trasporto del gas naturale della Serbia, attraverso il nodo tecnologico Mokrin in Romania, con la condotta BRUA (Bulgaria-Romania-Ungheria-Austria), aprendo nuove opportunità per la diversificazione delle fonti energetiche della Serbia e aumentando la competitività dei prezzi del gas”, ha dichiarato Dedovic Handanovic dopo la cerimonia della firma.

“L’interconnettore Arad-Mokrin svolgerà un ruolo essenziale nella sicurezza energetica e nell’integrazione regionale dei mercati energetici. Vogliamo iniziare la costruzione l’anno prossimo, in modo che questo progetto diventi realtà al più tardi entro il 2028”, ha detto da parte sua Burduja, sottolineando che attraverso questo investimento, la “Romania otterrà benefici per tutti i cittadini romeni: un mercato più competitivo, che porterà il prezzo più basso ai consumatori, la sicurezza energetica e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento”.

Il nuovo accordo permetterà alla Serbia di ricevere maggiori quantità di gas russo, che arriva alla Turchia, alla Bulgaria, alla Grecia, alla Macedonia del Nord, alla Romania e alla Bonia-Erzegovina, grazie al gasdotto “Turkish Stream”, che passa per i fondali del Mar Nero e che negli ultimi anni è diventato bersaglio di attacchi terroristici ucraini, simili alle esplosioni che hanno distrutto le due linee del gasdotto del Baltico “Nord Stream”.

La Romania e la Serbia hanno dichiarato che “faranno ogni sforzo possibile per iniziare la costruzione vera e propria dell’interconnettore già nel 2025”, con l’obiettivo di completare l’infrastruttura strategica nel 2028. In questo contesto, Burduja ha dichiarato che, nel primo trimestre del 2024, la “Romania ha fornito quasi il 30% del gas naturale dell’intera Unione europea”. Senza precisare però che si tratta del gas russo che l’Unione europea – a parole – ha smesso di consumare.