Il fronte a guida radicale islamista ha fatto il suo ingresso nella capitale siriana. Il presidente, Bashar al Assad, avrebbe lasciato il Paese. Si prepara la transizione del potere con la partecipazione dell’attuale primo ministro, Mohammed Ghazi al Jalali.
Dopo la conquista lampo delle città di Aleppo e di Homs, la situazione a Damasco è precipitata nel giro di poche ore nella notte tra sabato e domenica. Il gruppo dei ribelli islamisti, Hayat Tahrir al-Sham, ha preso il controllo della capitale. Le redazioni dei media e della TV di Stato sono state occupate, dopodiché i ribelli a guida islamica hanno annunciato “l’inizio in Siria di una nuova era”.
Secondo le notizie diffuse dall’emittente TV “al-Jazeera”, gli islamisti hanno preso d’assalto il carcere militare dov’erano rinchiusi numerosi dissidenti siriani.
Come ha indicato domenica mattina (8 dicembre, per chi legge) l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), con sede nel Regno Unito, il presidente siriano, Bashar al Assad, avrebbe lasciato il Paese prima che la capitale fosse conquistata: “Assad ha lasciato la Siria attraverso l’aeroporto internazionale di Damasco prima che i membri delle forze armate e di sicurezza lasciassero la città”, ha dichiarato il portavoce dell’OSDH.
E si parla già della transizione del potere che con la collaborazione dell’attuale premier siriano, Mohammed Ghazi al Jalali, “si potrebbe svolgere in tempi rapidi”.
In un messaggio, pubblicato sui social, Mohammed Ghazi al Jalali, si è dichiarato “pronto a collaborare con la nuova leadership”. Da parte sua, il leader dei jihadisti, Abu Mohammed Al Jolani, ha ordinato ai suoi combattenti di “non attaccare gli edifici delle istituzioni”, che “dovranno rimanere sotto la supervisione del deposto governo finché non sarà ultimata la transizione”.
In questo contesto i ribelli si sono rivolti con un appello ai compatrioti sfollati all’estero a causa del conflitto iniziato nel 2011 “affinché tornino nella Siria libera”. I media internazionali ricordano che in 13 anni del conflitto interno siriano “sono morte oltre 500.000 persone, il Paese è stato diviso in zone di influenza, con belligeranti sostenuti da varie potenze straniere”.