Sta per scadere l'accordo sul transito di gas russo attraverso il territorio ucraino. Kiev ha annunciato che l'accordo con Gazprom "non sarà prorogato".
Domenica, 1° dicembre, “Socar”, la compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian, ha avviato le forniture in via sperimentale alla Slovacchia. La fornitura di gas avviene nell’ambito della cooperazione con la “SPP”, il principale fornitore statale di energia della Slovacchia. Per il momento si tratta di un contratto pilota a breve termine mentre le due aziende mirano a sviluppare una partnership energetica a lungo termine di tempo. “Socar” continua a diversificare le sue destinazioni di esportazione: insieme alla Turchia, la Georgia, l’Italia, la Grecia, la Bulgaria, la Romania, l’Ungheria, la Serbia, la Slovenia, la Croazia e la Macedonia del Nord, la Slovacchia è diventata il dodicesimo Paese a ricevere il gas dell’Azerbaigian.
Dopo che l’Ucraina ha annunciato che l’accordo con la Russia sul transito del gas – in scadenza alla fine di dicembre 2024 – “non sarà prorogato”, molti Paesi dell’Europa Orientale hanno intensificato la ricerca dei nuovi fornitori, puntando soprattutto sulla Turchia, che riesporta il gas che arriva dalla Russia per il gasdotto “Turkish Stream”.
Le popolazioni dei Paesi europei temono una nuova impennata dei prezzi dell’energia dopo la “chiusura del rubinetto” da parte di Kiev. Ormai da molto tempo il prezzo del gas è diventato un importante fattore della lotta politica tra partiti e movimenti. Per tranquillizzare la gente il ministro dell’Energia della Serbia, Dubravka Djedovic Handanovic (nella foto), ha annunciato ufficialmente che nel Paese balcanico “non ci sarà alcuna variazione dei prezzi dell’elettricità e del gas fino alla fine della revisione della prima unità della centrale idroelettrica di Bajina Basta, mentre la seconda unità sarà revisionata nel 2025”. “L’obiettivo – ha sottolineato il ministro – è che i prezzi dell’elettricità e del gas rimangano invariati fino alla fine della stagione di riscaldamento”.
Intanto la Russia sta aumentando le capacità produttive delle sue fabbriche per la liquefazione del gas e sposta l’export verso i Paesi del sud-est asiatico. Le forniture di gas naturale liquefatto (GNL) russo verso l’Asia tramite la “rotta marittima artica” sono state pari a 2,4 milioni di tonnellate nel 2024, un risultato che supera i dati del 2023 quando erano fornite 2,27 milioni di tonnellate di GNL. Le ultime consegne di quest’anno sono state completate il 19 novembre scorso. In generale le esportazioni di idrocarburi russi che comprendono oltre al GNL anche il greggio dei siti petroliferi settentrionali attraverso la rotta del Mare del Nord sono aumentate nel 2024 del 14,5%, principalmente grazie all’export di petrolio verso la Cina.
Complessivamente nei primi 10 mesi dell’anno (l’ultimo dato disponibile) le esportazioni di GNL russo sono state pari a 27,4 milioni di tonnellate, ovvero in aumento del 5% rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso. Tuttavia, l’Europa che storce il naso ma che consuma il 53% delle esportazioni totali della Russia, rimane la principale destinazione per l’export del GNL russo.