Slovacchia, un Paese UE e NATO, spaccato in due, elegge il suo presidente

Sabato 23 marzo il primo turno del duello fra Peter Pellegrini, più favorevole a Mosca, e Ivan Korcok, filoucraino

I 4,33 milioni di aventi diritto al voto sono stati chiamati sabato 23 marzo alle urne in Slovacchia per il primo turno delle elezioni presidenziali. Ci sono ben nove candidati in lizza, ma la vera sfida è fra i due: Peter Pellegrini, attuale presidente del Parlamento e leader del partito Voce-Socialdemocrazia (HLAS), e Ivan Korcok, candidato indipendente e già ministro degli Esteri nel periodo 2020-22. Stando ai risultati degli ultimi sondaggi d’opinione per Pellegrini voterebbe il 37% degli elettori slovacchi, mentre Korcok gli si trova un passo dietro con l’ipotetico 36% dei consensi.

I due principali favoriti della gara elettorale sono su posizioni radicalmente diverse, soprattutto per quanto riguarda la politica internazionale del Paese esteuropeo, il che riflette la pericolosa spaccatura della società della Slovacchia, un Paese membro dell’Unione europea e della NATO, divisa più che mai sulla questione del conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina.

Una vittoria del 48enne Pellegrini, vicino al premier, Roberto Fico, rafforzerebbe il Governo, che rifiuta categoricamente di fornire denaro e altre armi all’Ucraina e insiste fortemente sulle trattative di pace con Mosca. Invece il 59enne ex capo della diplomazia slovacca Korcok, esattamente come il presidente uscente, Zuzana Caputova (ha annunciato a giugno del 2023 che non si sarebbe candidata a un secondo mandato presidenziale, adducendo motivi personali), è invece allineato sulle posizioni occidentali e filoucraine. Al terzo posto nei sondaggi si trova  il 66enne Stefan Harabin, un euroscettico.

Una vittoria di Pellegrini, il cui partito appoggia le politiche del premier Fico, sarebbe un successo politico per il Governo, permettendo di accelerare la realizzazione del programma economico e sociale dell’esecutivo. In Slovacchia i  poteri del presidente sono limitati ma non è un’istituzione meramente ornamentale: il presidente nomina e “licenzia” il presidente della Corte costituzionale e può anche rinviare le leggi al Parlamento.

Korcok, che si è presentato alle elezione come candidato indipendente, in realtà è sostenuto dal principale partito di opposizione, Slovacchia progressista (PS), lo stesso che nel 2019 aveva candidato e aveva fatto vincere Caputova. Come presidente uscente, Korcok difende lo stato di diritto ed è visto dai suoi sostenitori come “erede legittimo” di Caputova.

Oltre alla trojka dei candidati “favoriti” al voto si sono presentati altri sei nomi: tra di essi, quello dell’ex premier Igor Matovic, del leader di estrema destra, Marian Kotleba,  dell’esponente della minoranza magiara Krisztian Forro e quello di Stefan Harabin, ex ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte suprema. È molto probabile che nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta già al primo turno dopodiché si andrà al ballottaggio, il 6 aprile prossimo.