La scorsa settimana il vincitore delle elezioni del 24 luglio, il popolare Alberto Núñez Feijòo, aveva tentato invano di formare un governo con il sostegno della formazione di destra Vox.
Pedro Sanchez, esponente del Partito Socialista e primo ministro uscente, può per formare un nuovo governo. L’incarico gli è stato conferito oggi, 3 ottobre, dal re di Spagna Felipe VI, come annunciato dal presidente della Camera dei deputati Francina Armengol.
“Lavoreremo seriamente perché si formi un governo che dia stabilità e risponda alle sfide che ci attendono – ha spiegato Sanchez all’agenzia EFE – Lavorerò anima e corpo affinché nelle prossime settimane, in un complesso negoziato, si possa avere il governo che gli spagnoli meritano e di cui hanno bisogno dopo alcune settimane in cui il Paese ha perso tempo”.
Le elezioni del 24 luglio avevano visto la vittoria del Partito popolare di Alberto Núñez Feijòo che però non aveva i numeri per formare l’esecutivo. La sua proposta è stata infatti bocciata dal Parlamento con 177 voti contrari ottenuti sommando le forze di socialisti (PSOE), l’altro partito di sinistra SUMAR, la Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC), Uniti per la Catalogna (Junts) e le formazioni dei nazionalisti baschi e galiziani.
Ora Sanchez dovrà unire tutte queste teste per formare un governo e la partita chiave si gioca con gli indipendentisti catalani di Junts che già da tempo hanno dettato le condizioni. Il leader dei catalani, Carlos Puigdemont, chiede l’amnistia (per i fatti relativi al referendum catalano del 2017 e la successiva dichiarazione d’indipendenza) e un nuovo referendum di autodeterminazione. Contro questa opzione si era alzata la scorsa settimana anche l’autorevole voce di Felipe Gonzàlez, ex premier socialista, che aveva spiegato: “La Costituzione non è un chewin-gum, non entrano né l’amnistia né l’autodeterminazione”.
Proprio su questo e su qualche defezione tra i socialisti puntava il Partito popolare, a cui mancavano solo 4 voti per un governo Feijòo, voti che però non sono mai arrivati. Ora la palla passa a Sanchez che sulla questione catalana ha spiegato “è giunto il tempo della generosità e della politica per risolvere i problemi”.