Sri Lanka: è Dissanayake, il nuovo presidente socialdemocratico

Prima di tutto il nuovo presidente vuole rivedere gli accordi dello Sri Lanka con il Fondo monetario internazionale

Anura Kumara Dissanayake

Anura Kumara Dissanayake, leader della coalizione socialdemocratica “Potere del popolo nazionale” (NPP) ha vinto subito al primo turno le elezioni presidenziali che si sono tenute nello Sri Lanka sabato 21 settembre.

Secondo i dati orma definitivi, annunciati dalla Commissione per le elezioni dello Sri Lanka, Dissanayake ha ottenuto il 42,31% dei consensi degli elettori, contro il 32,76%, conquistato da Sajith Premadasa, leader del partito dell’opposizione “Potere del popolo unito” (SJB). Com’era stato ampiamente previsto dai sondaggi d’opinione e confermato dagli exit poll, il presidente uscente, Ranil Wickremesinghe, 75 anni, che aveva voluto le elezioni per confermare il mandato, conferitogli dal Parlamento nel 2022 dopo le dimissioni del presidente Gotabaya Rajapaksa accusato di corruzione e nepotismo, si è trovato al terzo posto nella gara con la miseria del 17,27% dei voti.

E senza perdere altro tempo il neoeletto presidente dello Sri Lanka, Anura Kumara Dissanayake, ha prestato giuramento lunedì mattina (23 settembre per chi legge), dando così ufficialmente e subito inizio al suo mandato come capo dello Stato asiatico. Il 55enne Dissanayake ha giurato nel corso di una cerimonia solenne, presieduta dal giudice capo dello Sri Lanka, con la partecipazione dei deputati del Parlamento, dei monaci buddhisti vestiti con tipici paramenti color arancione e anche dei vertici delle Forze armate.

“È una vittoria della democrazia e di tutto il popolo dello Sri Lanka”, ha dichiarato il nuovo presidente, assicurando gli elettori di “poter riscrivere la storia del Paese”, mentre il presidente uscente, Wickremesinghe, ha riconosciuto la vittoria del rivale, affidandogli – “con amore e rispetto – l’avvenire del Paese.

“Farò del mio meglio per ristabilire appieno la fiducia dei cittadini nella politica”, ha promesso il presidente dopo il giuramento. “Non sono né un mago né tantomeno uno stregone”, ha sottolineato Dissanayake, aggiungendo che “ci sono cose che so e altre che ignoro, ma mi avvarrò dei consigli migliori e profonderò il massimo impegno. Per farlo ho bisogno del sostegno di tutti”.

Come  scrive la stampa dello Sri Lanka, il “Fronte di liberazione del popolo” (JVP) di cui Anura Kumara Dissanayake è leader, è il partito di stampo “comunista e marxista–leninista” con un passato segnato da violenze. Durante la sua campagna elettorale Dissanayake ha fatto tutto il possibile per smarcarsi da questo passato oscuro del JVP e ha “puntando soprattutto su un seguito delle giovani generazioni”, alle quali ha promesso una “trasformazione sociale, economica e politica del Paese che sarà liberato dal nepotismo e da una corruzione dilagante”

Dopo l’insediamento Dissanayake ha promesso di costruire nello Sri Lanka uno Stato di diritto, basata sull’istruzione pubblica, nel quale sarà garantita la protezione sociale. Tra i compiti più importanti Dissanayake ha citato la trasformazione digitale, la lotta alla corruzione e l’abolizione del sistema presidenziale per tornare a una democrazia parlamentare.

L’anno scorso nell’ambito del meccanismo di assistenza finanziaria Extended Fund Facility (EFF) del Fondo monetario internazionale (FMI) lo Sri Lanka ha accordato un ampio programma di riforme economiche e finanziarie, aspramente criticato dal nuovo presidente, che vorrebbe “rinegoziarne alcune condizioni che danneggiano la situazione economica della popolazione”.

Infine i risultati delle elezioni presidenziali hanno messo “in stato di fibrillazione” i tre maggiori Paesi-creditori dello Sri Lanka: la Cina, il Giappone e l’India, che controllano rispettivamente 4,3 miliardi di dollari, 2,7 miliardi di dollari e 1,6 miliardi di dollari, del debito estero di Colombo, stimato dall’FMI in 43,3 miliardi di dollari.