Stangata bulgara: il transito del gas russo sarà soggetto a una tassa proibitiva

Con un decreto legge speciale il Parlamento della Bulgaria ha soggetto il transito del gas russo attraverso il proprio territorio nazionale a una tassa speciale, che in vista della stagione invernale 2023-2024 mette a rischio gli approvvigionamenti di alcuni Paesi dell’Europa. In primo luogo sarà colpita la sicurezza energetica dell’Austria, della Serbia, dell’Ungheria e della Slovacchia. La nuova tassa  sarà di 20 lev bulgari (10,7 dollari) per un megawatt/ora, che corrisponde a 95 metri cubi di metano trasportato. Dalla tassa – bollata come “stangata proibitiva” dagli importatori che la dovranno versare  – sarà escluso il commercio del gas naturale liquefatto (GNL). Secondo l’edizione Euractiv, il Governo bulgaro spera di incassarne 2,4 miliardi di lev (1,29 miliardi di dollari) all’anno.

La Bulgaria ha smesso di importare il gas naturale russo nel 2022, ma continua a offrire i servizi di transito per far arrivare il combustibile siberiano all’Austria e ai Paesi dell’Europa Centrale e Orientale. Il gasdotto bulgaro fa seguito a quello chiamato “South Stream” che passa per il fondale del Mar Nero e collega la Russia alle coste sud-orientali della Bulgaria. L’Ungheria ha criticato aspramente la decisione di Sofia perché va contro i principi di “solidarietà dell’Unione europea” e mette a rischio le forniture energetiche di importanza vitale di alcuni altri Stati-membri.

La decisione bulgara ha coinciso nel tempo con la pubblicazione allertante dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) secondo la quale si prospettano nuove tensioni in Europa sul mercato del gas, in particolare in caso di un inverno freddo e di nuove restrizioni al trasporto nei gasdotti. In un report sulle prospettive del mercato del gas per il 2026, l’agenzia ha sottolineato che “nonostante il graduale riequilibrio dei mercati del gas, rischi e incertezze pesano sulle prospettive per l’inverno 2023-2024”.

Secondo gli esperti dell’IEA “un inverno freddo combinato con una minore disponibilità di GNL, più un ulteriore calo delle consegne di gas russo attraverso i gasdotti, potrebbero riaccendere le tensioni sul mercato, in particolare verso la fine dell’inverno 2023-2024, mentre il rischio di volatilità dei prezzi, soprattutto in caso di un inverno severo, è molto preoccupante”.