In vista della riunione dell’Opec+, in programma a Vienna il 4 giugno prossimo, gli esperti internazionali del settore petrolifero analizzano i cambiamenti fondamentali degli ultimi tempi, che potranno portare il mondo verso “un nuovo ordine nel settore della produzione e del commercio del greggio”.
Nel mese di maggio 2023 gli eventi importanti di certo non sono mancati. Dopo le accuse “di aver violato le sanzioni occidentali contro la Russia” rinfacciate dall’Unione Europea all’India, e puntualmente respinte dal Governo di New Delhi, il 18 maggio Mosca ha firmato 10 accordi con L’Iran sulla cooperazione delle industrie gaspetrolifere dei due Paesi vicini. Pochi giorni dopo nel gioco è entrata anche la Cina, che ha anche stipulato alcune nuove intese di cooperazione con Teheran nello stesso settore strategico.
Le attività “effervescenti” nel triangolo Teheran-Mosca-Pechino hanno permesso al portale d’informazione “Oil Price” di ipotizzare la “costituzione nel breve di un nuovo ordine mondiale nel settore petrolifero”.
Per l’analista, Garry Watkins, l’essenza dei cambiamenti appare più o meno seguente: Pechino, tramite il suo progetto globale “One belt, one road”, che negli ultimi tempi starebbe rischiando di cadere nell’oblio, vuole trasformare il Medio Oriente in un gigantesco “pozzo gaspetrolifero”, che rifornirà la Cina di energia abbondante.
Così Pechino prevede di lasciarsi alle spalle per il 2030 gli Usa, il rivale industriale numero uno, e di diventare in tutti gli effetti la superpotenza mondiale numero uno. “Ecco perché – secondo Watkins – la Cina cerca di controllare i tre Paesi del Medio Oriente con le maggiori riserve di petrolio e di gas della regione: l’Iraq, l’Iran e l’Arabia Saudita”.
A differenza della Russia, un altro Stato ricchissimo di risorse gaspetrolifere delle quali la Cina ha già un controllo significativo, gli obiettivi di Pechino nel Medio Oriente sono più vari. Uno degli obiettivi è quello di rafforzare la propria influenza politica ed economica nei Paesi, che ottennero l’indipendenza dopo lo sfacelo dell’Unione Sovietica nel 1991. Lo scorso maggio la città di Xi’an aveva ospitato il Primo summit Cina-Asia Centrale. Inoltre Pechino cerca di strumentalizzare a proprio favore l’influenza e l’autorevolezza russa nel Medio Oriente per ancorarsi nel territorio come partner affidabile.
Infine l’Iran e l’Iraq e ultimamente ciò riguarda sempre di più anche l’Arabia Saudita si stanno inserendo in questa struttura del nuovo ordine mondiale petrolifero. Lo scopo e di ottenere maggior sostegno economico e politico della Cina. Secondo Watkins, ciò riguarda anche la Russia, ma in misura minore. “E questo perché i sistemi politici di questi Stati autoritari sono molto vicini ai regimi della Cina e della Russia, al confronto con quelli democratici degli Stati Uniti e dei suoi alleati occidentali”, conclude Watkins.