Svizzera: Credit Suisse nascondeva informazioni sui conti bancari dei gerarchi nazisti

Rivelazioni clamorose di una commissione d'inchiesta del Senato degli Stati Uniti: durante le indagini degli anni Novanta la banca svizzera “ha fatto di tutto per nascondere l’esistenza dei conti segreti, riconducibili a gerarchi del regime hitleriano”. Il denaro fu sequestrato durante l’Olocausto alle famiglie ebraiche in tutta l’Europa e depositato sui conti bancari cifrati nella Confederazione Elvetica.

Neil M. Barofsky

Per le banche svizzere “pecunia non olet”: l’ex gruppo bancario svizzero “Credit Suisse” ha sistematicamente nascosto le informazioni di importanza vitale durante le indagini negli anni Novanta sui conti bancari aperti dai vertici nazisti tedeschi durante la Seconda guerra mondiale.

Queste rivelazioni clamorose si leggono in un nuovo rapporto che ha tirato le somme provvisorie di una maxi indagine, condotta dalla Commissione di bilancio del Senato degli Stati Uniti sui loschi legami dei banchieri svizzeri con i vertici nazi-fascisti. “Decine di migliaia di documenti che sono stati pubblicati a seguito dell’indagine forniscono nuove prove incontestabili dell’esistenza di titolari di conti legati al nazismo hitleriano che erano precedentemente sconosciuti o solo parzialmente noti”, si legge in una dichiarazione pubblicata dal Senato USA sabato, 4 gennaio (domenica, 5 gennaio in Europa, N.d.R.). Il denaro accumulato sui conti bancari cifrati nella “neutrale” Confederazione Elvetica rappresentava per la maggior parte gli averi sequestrati, o meglio dire rubati, durante l’Olocausto alle agiate famiglie ebraiche, che furono sterminate in massa nei campi di concentramento di Hitler.

Le rivelazioni degli Senato degli Stati Uniti hanno fatto seguito alle macabre scoperte dell’ex procuratore, Neil M. Barofsky (nella foto), nominato ombudsman dell’istituto bancario svizzero nel 2021, licenziato nel 2022 e riassunto nel 2023, dopo la fusione di “Credit Suisse” con il gruppo bancario UBS. Secondo il Senato degli USA, “Barofsky non si era piegato alle pressioni intimidatorie del management dell’istituto di credito svizzero affinché limitasse e censurasse le sue indagini”. Il team di Barofsky aveva trovato documenti che puntavano verso moltissimi clienti di “Credit Suisse” con connessioni naziste, tra cui molti alti ufficiali delle SS.

In una lettera, elaborata dalla Commissione di bilancio USA a metà dicembre del 2024 e pubblicata dal Senato sabato, 4 gennaio,  Barofsky afferma che “Credit Suisse” ha fatto di tutto per nascondere le informazioni importantissime. Il Senato degli Stati Uniti ha sottolineato con un tono quasi minaccioso che “l’indagine della Commissione di bilancio non si è peraltro ancora conclusa”. E questo nonostante il fatto secondo cui ancora nel 1998 le “banche svizzere negli Stati Uniti avevano raggiunto un accordo sulla questione degli averi non rivendicati versando un contributo di 1,25 miliardi di dollari agli ebrei sopravvissuti all’Olocausto”.

Il gruppo bancario UBS – in una prima reazione alle pesanti accuse – ha annunciato di “essersi impegnato a contribuire alla stesura di un registro completo dei vecchi conti ex ‘Credit Suisse’ legati al nazismo e ha promette di fornire a Barofsky tutto il supporto necessario in modo che possa continuare a far luce su questo tragico periodo storico”.