Le difficili trattative sono andate avanti per ben 16 anni
Mentre le più grandi potenze economiche rafforzano il loro protezionismo, è importante per i piccoli Stati come la Svizzera diversificare i loro mercati. Lo ha dichiarato il consigliere federale svizzero dell’Economia, Guy Parmelin, dopo la firma domenica 10 marzo a Nuova Delhi di un accordo “storico” con l’India, che porterà all’abolizione di gran parte degli elevati dazi doganali indiani. Per il Dipartimento federale svizzero dell’Economia, della Formazione e della Ricerca (DEFR) la firma dell’accordo dopo 16 anni di difficili negoziati rappresenta una “pietra miliare nella storia della politica commerciale svizzera”.
La Svizzera, affiancata nella missione dall’Islanda, dal Liechtenstein e dalla Norvegia (Paesi-membri dell’Associazione europea di libero scambio, AELS), è stata il primo Paese europeo che è riuscito a concludere un accordo di questo tipo con l’India, che tradizionalmente applica dazi doganali molto elevati sulla maggior parte dei prodotti d’importazione. L’intesa arriva in un momento in cui l’India intensifica le relazioni di libero scambio, puntando in primo luogo a Israele e ai Paesi della Penisola Arabica. Nessun accordo di tale genere è ancora stato siglato, ad esempio, con l’Unione europea.
Grazie all’accordo di libero scambio, d’ora in poi il gigante asiatico rimuoverà completamente i dazi o liberalizzerà parzialmente oltre il 95% delle importazioni di prodotti industriali esportati dalla Svizzera.
Oltre a favorire le politiche di libero scambio, l’accordo fra la Svizzera e l’India riguarda anche la tutela della proprietà intellettuale, la cooperazione a favore di uno sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente. “L’India è una nazione giovane, che ha bisogno di infrastrutture, di accesso alla sanità e sostenibilità”, ha sottolineato il consigliere Parmelin. L’India si posiziona come una delle grandi potenze emergenti, ed è cosciente di aver bisogno delle tecnologie della Svizzera e dei Paesi dell’Associazione europea di libero scambio. La firma dell’intesa, ha infine detto Parmelin “rappresenta una cosiddetta situazione ‘win-win’, ovvero vincente per tutte le parti coinvolte”.