Svizzera: tra 10 anni mezzo milione di lavoratori in meno

La carenza di manodopera rappresenta una difficile sfida per l’economia della Confederazione Elvetica, che non ne potrà fare a meno di aprire all'immigrazione.

Questa volta l’allarme è stato lanciato dall’Unione svizzera degli imprenditori: entro il 2035 nel Paese alpino potrebbero mancare 297.000 lavoratori, o – nella peggiore delle ipotesi – addirittura 460.000.

Secondo lo studio, pubblicato giovedì 6 novembre, “a medio e a lungo termine di tempo, la carenza di manodopera si aggraverà strutturalmente: la potenziale forza lavoro indigena si ridurrà con il pensionamento della generazione del baby boom nata negli anni Sessanta. E ci saranno meno nuove assunzioni”. In termini più concreti l’offerta interna svizzera di manodopera diminuirà di circa 297.000 dipendenti a tempo pieno da qui al 2035. D’altro canto, per mantenere l’attuale benessere sarebbero necessari 163.000 dipendenti in più. In totale, secondo le stime dell’Unione degli imprenditori, alla Svizzera mancheranno circa 460.000 dipendenti tra 10 anni.

Prima di tutto bisogna utilizzare meglio la forza lavoro svizzera. Ma il Paese non potrà fare a meno degli stranieri. Per risolvere il problema occorrono “coraggiose misure politiche”, hanno scritto gli esperti dell’Unione degli imprenditori.

“La Svizzera ha bisogno di immigrazione per soddisfare il suo fabbisogno di manodopera. La libera circolazione delle persone con l’Unione europea è un fattore importante per il successo della Svizzera. Soprattutto nel contesto degli sviluppi demografici e della crescente carenza di manodopera, è fondamentale che le imprese svizzere abbiano accesso a lavoratori stranieri”, si legge nello studio.

Tuttavia, l’alto livello di immigrazione preoccupa e inquieta la popolazione svizzera. L’immigrazione netta in Svizzera è aumentata negli ultimi anni, mentre l’immigrazione dall’Unione europea nel mercato del lavoro della Confederazione Elvetica “è responsabile di una parte consistente dell’immigrazione totale”.