Con il Partito progressista democratico aveva vinto le elezioni del 13 gennaio 2024 e il 20 maggio si è insediato presso il palazzo presidenziale di Taipei. Il suo discorso non è piaciuto in Cina
Lai Ching‑te, conosciuto anche come William Lai, si è insediato ufficialmente come presidente di Taiwan dopo aver vinto con il 40% dei voti le elezioni dello scorso 13 gennaio.
Punto centrale del discorso di Lai è stata la richiesta alla Cina di cessare le minacce militari e politiche spiegano come la pace sia l’unica scelta e che deve essere rispettata la scelta del popolo di Taiwan ribadendo l’invito a dialogare con Pechino.
“Finché la Cina si rifiuta di rinunciare all’uso della forza contro Taiwan, tutti noi dovremmo accettare l’esistenza delle minacce di annessione, che non scompariranno semplicemente. I benefici reciproci e la prospera convivenza dovrebbero essere obiettivi comuni – ha detto il neo presidente – Democrazia, pace e prosperità costituiscono la tabella di marcia di Taiwan e sono anche il nostro collegamento con il resto del mondo. Siamo cresciuti fino a diventare una delle democrazie più vivaci del mondo. Taiwan è già un faro globale e questo onore appartiene a tutto il suo popolo. Il futuro che decidiamo non è solo quello della nostra nazione, ma nel futuro del mondo, Taiwan ha bisogno del mondo, proprio come il mondo ha bisogno di Taiwan”.
Ferma la reazione cinese. Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato, ha dichiarato, come riporta l’agenzia Xinhua che il messaggio di Lai Ching-te è “pericoloso” e mina la pace e la stabilità nello Stretto.
Secondo Chen, Lai ignora l’opinione pubblica che vuole pace e sviluppo e non guerra e recessione. Insomma, Lai lavora per “l’indipendenza di Taiwan” ed è colluso con le “forze esterne” mentre la nota posizione di Pechino è che “Taiwan è una parte inalienabile della Cina e l’indipendenza di Taiwan e la pace attraverso lo Stretto sono incompatibili come il fuoco e l’acqua”.
Lai è succeduto a Tsai Ing-wen durante il cui governo i rapporti con la Cina sono decisamente peggiorati visto il rifiuto a riconoscere il “Consenso del 1992” e il principio della “Unica Cina”.