G20: tassa per i super ricchi, l’applicazione è difficile

Lula vorrebbe tassare le maxi rendite finanziare, ma si sollevano dubbi circa la reale fattibilità di un coordinamento globale su una materia così legata alle politiche nazionali

Uno dei punti su cui si  sta concentrando il presidente  Ignazio Lula nell’ambito della presidenza di turno del Brasile del G20 è la lotta alla fame e alla povertà.

Per questo scopo è in fase di implementazione l’Alleanza globale contro la fame e nel corso della riunione del G20 del 25 luglio a Rio de Janeiro si è parlato di un altro tema caro a Lula: la “tassa sui super-ricchi” che andrebbe a redistribuire una parte delle enormi rendite finanzarie. Il presidente brasiliano batte forte su questo tasto: “I super ricchi pagano in proporzione molte meno tasse rispetto ai lavoratori”, riuscire a recuperare anche solo una parte di quelle ricchezze per fini sociali farebbe la differenza. 

Economisti com Gabriel Zucman, riporta il quotidiano italiano Avvenire, hanno proposto una Global minimum tax  che consisterebbe in una tassa del 2% sui patrimoni superiori al miliardo di dollari.

A parole più o meno tutto i Capi di stato sono favorevoli a un’azione in questo senso, ma quando si passa dal dire al fare sorgono i problemi. Janet Yellen, sottosegretaria al Tesoro USA, nel corso della riunione ha chiaramente fatto capire di non essere a priori contrariq ma anche che un’azione coordinata globale di tassazione sia estremamente difficile.

Più o meno allo stesso modo si è espresso Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, intervistato dall’ANSA:  “Sulla proposta brasiliana di una tassa per i super ricchi, siamo tutti consapevoli che ricade sotto la giurisdizione di singoli Paesi, difficile da superare con schemi globali, ma credo che le difficoltà non pregiudichino un impegno comune, infatti il documento di conclusioni di questo G20 includerà un impegno comune a considerare i primi passi in questa direzione”. Secondo Gentiloni i primi passi potrebbero essere quelli di implementare meccanismi “di condivisione delle informazioni tra i diversi Paesi, in particolare sul settore immobiliare”, ma ha anche aggiunto che sarà difficile superare “le difficoltà dei singoli Paesi su questioni come queste, tipicamente di competenza nazionale”.