La Segreteria di Stato svizzero per l’economia ha sanzionato una ditta polacca che ha compromesso la storica neutralità della Confederazione Elvetica, riesportato malgrado tutti i divieti 645.000 proiettili "Swiss Made" verso l’Ucraina, il Paese in guerra.
Le rivelazioni dei giornalisti della Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca (SRF) hanno messo in fibrillazione i vertici politici della Confederazione Elvetica. Malgrado i divieti più severi, munizioni speciali per cecchini, prodotte dalla società “Swiss P Defence”, ex “Ruag Ammotec”, sono finite in Ucraina. Si è trattato di 645.000 colpi di due diversi calibri.
Il traffico illegale è stato organizzato dalla società “UMO SP”, con sede in Polonia, acquirente dei proiettili in questione. Dopo aver ricevuto dai giornalisti della SRF delle prove incontestabili riguardo all’operazione clandestina, che ha compromesso la storica neutralità del Paese alpino, la Segreteria di Stato svizzero per l’economia (SECO), ha sanzionato la ditta polacca, che è stata iscritta su una “lista nera” e non potrà più acquistare materiale bellico in Svizzera.
Secondo l’inchiesta giornalistica della SRF, la “vendita era stata autorizzata dalla stessa SECO, nel novembre del 2022 e nel maggio del 2023”. La “Swiss P Defence” non era a conoscenza, secondo Berna, delle intenzioni dell’impresa polacca. Anzi, il divieto di riesportazione era esplicitato nell’accordo. Ciononostante, la “UMO” polacca aveva provveduto a inviare i proiettili in Ucraina alla metà di luglio dello scorso anno, appena quattro giorni dopo aver ricevuto il carico.
“Il Governo svizzero – scrive la SRF – non consente l’esportazione di materiale di guerra verso Paesi coinvolti in conflitti armati, come il Consiglio federale aveva già ribadito a più riprese nei primi mesi del conflitto russo-ucraino, quando diverse domande di Kiev in proposito erano state respinte”.