La Tunisia andrà alle urne per eleggere il nuovo presidente il 6 ottobre. A pochi giorni dal voto, il parlamento ha votato la modifica della legge elettorale
La campagna elettorale, iniziata il 14 settembre, dopo ricorsi, ritiri e boicottaggi coinvolge gli unici 3 candidati ammessi: Zuhair Maghzaoui, ex parlamentare e segretario generale del Movimento popolare, Ayachi Zammel, ingegnere e fondatore del movimento Azimoun (in carcere dal 19 settembre 2024 con una condanna a 26 mesi per”falsificazione di sponsorizzazioni”) e chiaramente il presidente uscente Kais Saied. Saied era stato legittimamente eletto nel 2019 e che nel corso del suo mandato ha impresso una svolta iper presidenzialista alla politica tunisina. Non sono state invece ammesse (dopo aver vinto il ricorso, poi annullato per un vizio di forma) personalità più maggior caratura come Mondher Zenaidi, ex ministro di Ben Ali in esilio a Parigi dal 2011, Abdellatif Mekki, ex ministro della Salute e leader del Partito lavoro e Realizzazione, Imed Daimi, ex braccio destto di Moncef Marzouki, primo presidente della Tunisia dopo la Primavera araba.
Il 27 settembre il Parlamento tunisino ha approvato una modifica della legge elettorale che sostanzialmente priva il tribunale amministrativo della possibilità di invalidare le elezioni presidenziali del 6 ottobre. Si tratta dello stesso tribunale che aveva accettato i ricorsi di Zenaidi, Mekki e Daimi.
Secondo l’opposizione, l’UGTT che è il principale sindacato del Paese e l’associazione dei magistrati, la riforma appena approvata compromette l’indipendenza del potere giudiziario ed apre al sospetto di una volontà di ingerenza nella tornata elettorale minando alla base lo stato di diritto.