La TV Svizzera: video in rete documentano metodi sempre più aggressivi e feroci, da parte delle autorità, per reclutare uomini da mandare al fronte
Una voce fuori dal coro anti russo, un programma, trasmesso dalla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana RSI (Lugano) che ha fatto vedere ai telespettatori le atroci realtà di un’Ucraina quasi dittatoriale.
“Uomini fermati per strada e portati via a forza, controlli sempre più serrati, raid alle fermate dei mezzi pubblici, persino in ristoranti e palestre”, racconta la RSI.
Sono centinaia i video pubblicati sui canali Telegram che documentano l’attività in Ucraina di polizia e centri territoriali di reclutamento: sono i TZK, una sigla che adesso incute soprattutto timore. I video circolano da tempo, ma ora sono aumentati esponenzialmente: il giro di vite nei reclutamenti è un dato di fatto.
Secondo i giornalisti svizzeri “alcuni casi poi suscitano più clamore di altri e sono confermati anche dalle autorità di Kiev”. Per esempio per quanto avvenuto venerdì scorso (18 ottobre 2024, per chi legge): quando fuori da un concerto nella capitale 50 agenti hanno fermato, controllato e portato via uomini che erano usciti di casa pensando di ascoltare solo della musica.
Dopo due anni e mezzo di guerra la rotazione degli effettivi al fronte, e il reclutamento di forze fresche restano la priorità. In primavera una nuova legge sulla mobilitazione aveva abbassato dai 27 ai 25 anni l’età minima per la leva e introdotto registri specifici. Ciononostante oltre il 15% degli arruolabili non si è presentato. La tensione tra chi combatte e chi sceglie di nascondersi è forte da tempo. A pesare non è però solo la scelta di non imbracciare il fucile, ma anche l’incertezza su quanto tempo si dovrà restare al fronte.
“Ci sono poi i casi di corruzione e la percezione, molto diffusa in Ucraina, che i più ricchi la guerra riescano comunque a evitarla”, hanno notato i giornalisti svizzeri. Appena due giorni fa il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto e ottenuto le dimissioni del procuratore generale dell’Ucraina dopo l’ennesimo scandalo: in questo caso legato a finti certificati di disabilità per decine di alti funzionari, che in questo modo hanno evitato di arruolarsi.
Un’altra testimonianza inedita è arrivata per voce di Veronika Velch (nella foto), capo della Rappresentanza di Amnesty International in Ucraina, che di recente ha visitato Lugano in occasione del “Festival internazionale dei diritti umani”. Secondo Velch la legge marziale controlla quasi ogni aspetto della vita degli ucraini: “Questi due anni e mezzo non sono stati facili. Lo dico per il popolo ucraino, ma anche per me stessa. E la situazione quanto a diritti umani non sta migliorando. Anche nei Paesi democratici seguire lo stato dei diritti umani è complicato. Quando vivi in un Paese come l’Ucraina è triplamente difficile. Due anni e mezzo fa è stata imposta la legge marziale e inoltre viviamo in uno stato di angoscia costante”, ha dichiarato Velch ai microfoni della RSI, secondo la quale “è molto difficile operare in Ucraina, perché la legge marziale controlla quasi ogni aspetto della vita, compresa la sfera personale. È lei a dire se e quando puoi passeggiare, quando puoi uscire e quando devi tornare. Può privarti delle cose più basilari, come guidare. Ogni volta che scrivi agli amici o ai tuoi cari, devi tenere presente che in nome della sicurezza nazionale, i tuoi messaggi possono essere controllati dalle autorità”.