Ungheria e Slovacchia accusano Bruxelles di "aver orchestrato l'embargo di Kiev" e minacciano ritorsioni
È ormai guerra commerciale aperta tra l’Ucraina, che ha bloccato definitivamente il transito del petrolio russo attraverso il suo territorio, l’Ungheria e la Slovacchia, che ora rischiano una crisi energetica su larga scala. Il primo ministro ucraino, Denis Shmygal, ha annunciato che “le sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza nazionale ucraino contro la compagnia petrolifera russa Lukoil e il suo export che finora era passato per l’Ucraina non sono in discussione”. Dal punto di vista del premier ucraino lo stop del transito petrolifero russo “non rappresenta una minaccia per la sicurezza energetica dell’Ungheria, della Slovacchia e dell’Europa nel suo insieme”. Shmygal ha sottolineato che “c’è la totale comprensione dell’Unione europea in questa materia”.
Le reazioni molto negative dell’Ungheria e della Slovacchia non si sono fatte aspettare. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha invitato la Commissione europea a chiarire se ha veramente chiesto all’Ucraina di fermare il transito di petrolio russo in direzione dell’Ungheria e della Slovacchia. “La Commissione europea, e il suo presidente, Ursula von der Leyen, devono confessare immediatamente: è stata Bruxelles a chiedere a Kiev di sospendere il transito di petrolio? E se la risposta è no, perché la Commissione europea non ha intrapreso alcuna iniziativa da oltre una settimana?”, ha chiesto Szijjarto, ipotizzando alla base dell’accaduto le “ritorsioni” dell’Occidente per la posizione indipendente e le “missioni di pace” a Kiev, a Mosca e a Pechino del premier ungherese, Viktor Orban, e anche per il fermo “no” del premier della Slovacchia, Robert Fico, all’invio degli aiuti militari all’Ucraina.
“Bruxelles tace malgrado il pericolo per la sicurezza energetica di due Stati membri, malgrado la chiara violazione dell’accordo di associazione UE-Ucraina”, ha sottolineato Szijjarto, secondo cui “o la Commissione UE è così debole da essere incapace di affermare gli interessi fondamentali di due Stati membri contro uno Stato candidato, oppure l’intera faccenda non è nata a Kiev ma a Bruxelles. Non dal governo ucraino ma dalla Commissione europea, che voleva ricattare due Paesi che sostengono la pace e si rifiutano di fornire armi all’Ucraina”.
Da parte sua il premier della Slovacchia, Robert Fico, che condivide la posizione di Budapest riguardo alle vie di pace nel conflitto russo-ucraino, ha annunciato che la “raffineria della società slovacca ‘Slovnaft’ interromperà le sue forniture di combustibile diesel all’Ucraina se quest’ultima non acconsentirà immediatamente alla ripresa del transito di petrolio russo in direzione della Slovacchia”. La raffineria “Slovnaft”, il cui diesel è usato dall’esercito di Kiev per rifornire di carburante carri armati e veicoli blindati, copre un decimo del consumo ucraino.
Le crepe nelle relazioni all’interno della UE, causate dall’Ucraina, che vuole essere assunta anche alla NATO, non possono non preoccupare l’Italia. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha invitato le strutture europee a evitare passi affrettati, soprattutto per quanto riguarda il partenariato di Kiev con la NATO. “Non possiamo permetterci di fare troppi passi avanti e troppo velocemente nel partenariato tra l’Ucraina e la NATO”, ha dichiarato Crosetto, nel corso di un’informativa al Parlamento italiano, il giorno in cui (1° agosto per chi legge) Kiev ha ricevuto il primo lotto di cacciabombardieri F-16 di fabbricazione statunitense. Come ha scritto l’agenzia d’informazione economica “Bloomberg”, citando una fonte anonima “Kiev ha ricevuto in consegna pochi velivoli”, la cui provenienza non è chiara. Nel 2023 un pool di Paesi della NATO, composto della Danimarca, dei Paesi Bassi, del Belgio, del Canada, del Lussemburgo, della Norvegia, della Polonia, del Portogallo, della Romania e della Svezia si è impegnato a fornire decine di F-16 all’Ucraina per far fronte all’assoluta superiorità aerea, goduta dalle forze armate russe.
Mosca alla notizia ha reagito con calma: “Presto i rottami degli F-16 saranno esposti nella capitale russa, assieme a quelli dei carri armati americani Abrams, e a quelli dei tedeschi Leopad”, ha dichiarato un rappresentante del Cremlino.