L'ex presidente della Banca centrale europea ed ex premier italiano ha presentato la sua ricetta per la competitività di Bruxelles
O l’Europa cambia o sarà destinata a una lenta agonia. Mario Draghi ha presentato la sua ricetta per rendere nuovamente competitiva l’Unione Europea. Bruxelles ha bisogno di una politica industriale più coordinata, di decisioni rapide e soprattutto di investimenti massicci, tra i 750 e gli 800 miliardi di euro all’anno, circa il 4,7% del Pil continentale, se vuole tenere il passo economico con i rivali Stati Uniti e Cina.
“La situazione al momento è davvero preoccupante”, ha dichiarato Draghi in una conferenza stampa a Bruxelles dopo aver presentato la relazione sulla competitività
richiesta un anno fa dalla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. “La crescita in Europa sta rallentando da molto tempo, ma noi l’abbiamo ignorata… Ora non possiamo più ignorarlo. Ora le condizioni sono cambiate”. Ora c’è più protezionismo e le forniture di energia a basso costo dalla Russia sono un ricordo. Così nel rapporto di 400 pagine Draghi ha affermato che l’Europa necessita di investimenti anche maggiori rispetto al Piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Le risposte alla situazione attuale dei vari Paesi hanno una efficacia limitata a causa della mancanza di coordinamento; i diversi livelli di sussidi tra i Paesi disturbano il mercato unico, la frammentazione limita la nascita di industrie di dimensioni globali (l’unico esempio virtuoso, da imitare, è Airbus) e il processo decisionale è lento. Serve quindi il voto a maggioranza qualificata e non all’unanimità nella maggior parte dei settori.
Per fare questo saranno necessarie nuove fonti di finanziamento comune, che in passato i Paesi “nordici” guidati dalla Germania hanno accettato a fatica, e infatti il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner è stato il primo a puntualizzare che un prestito comune non risolverebbe i problemi dell’UE.
Il rapporto contiene anche proposte per 10 settori economici, tra cui l’energia, l’intelligenza artificiale, la farmaceutica e lo spazio. Fanno parte della ricetta dell’ex banchiere centrale anche lo stimolo all’innovazione, la necessità di far scendere i prezzi dell’energia pur continuando nella decarbonizzare, la diminuizione della dipendenza, in particolare dalla Cina per i minerali essenziali e rari, e aumenti negli investimenti nella difesa.