UE, il parlamento approva il nuovo Patto di stabilità e crescita

Mantenuti i parametri base ma ora c'è più flessibilità per i piani di rientro e maggiore attenzione agli investimenti

Il Parlamento UE ha approvato con una netta maggioranza, dove si nota l’atensione dei maggiori partiti italiani, il nuovo Patto di stabilità e crescita. Il testo è il frutto di un estenuante negoziato tra gli Stati membri e cambia le regole della governance economica. Punto fondamentale è che si mantengono i parametri di Maastricht: debito pubblico inferiore al 60 % del PIL, e rapporto tra deficit e PIL non superiore al 3 % ma si prevedono piani di rientro più graduali per chi deve adeguarsi.
L’obiettivo che Bruxelles tenta di perseguire è quello di unire al risanamento dei conti pubblici riforme e investimenti.

Il regolamento relativo al Patto di stabilità e crescita (PSC) è stato approvato con 367 voti a favore, 161 voti contrari, 69 astensioni; Il regolamento che modifica il braccio correttivo del PSC con 368 voti a favore, 166 voti contrari, 64 astensioni; e la direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri con 359 voti a favore, 166 voti contrari, 61 astensioni.

Tra le novità introdotto c’è quella che per la Commissione sottoporre uno Stato membro a procedura per disavanzo eccessivo se questo ha in corso investimenti essenziali: le spese nazionali per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’UE saranno escluse dal calcolo delle spese di un governo, creando così incentivi agli investimenti.

“I Paesi con un debito eccessivo – si legge in un comunicato di Bruxelles – saranno tenuti a ridurlo in media dell’1 % all’anno se il loro debito è superiore al 90% del PIL, e dello 0,5% all’anno in media se è tra il 60% e il 90%. Se il disavanzo di un paese è superiore al 3% del PIL, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l’1,5% e creare una riserva di spesa per periodo con condizioni economiche difficili”.

I Paesi, con il nuovo PSC, dovrebbero quindi avere più spazio di manovra: saranno concessi tre anni supplementari oltre ai quattro standard per raggiungere gli obiettivi di un piano nazionale. I Paesi con debito eccessivo possono poi chiedere una discussione con la Commissione prima di fornire orientamenti sul percorso di spesa e anche presentare  un piano rivisto se vi sono circostanze oggettive che ne impediscono l’attuazione, come può essere il cambio di governo. C’è poi la volontà di seguire approcci diversificati tenendo conto delle peculiarità locali.

“Queste regole offrono più spazio per gli investimenti, flessibilità per gli Stati membri che possono così mitigare le misure correttive e, per la prima volta, garantiscono una dimensione sociale ‘reale’ – ha commentato la correlatrice Margarida Marques (Partito socialista del Portogallo)-. L’esenzione del cofinanziamento dalla regola della spesa consentirà di elaborare politiche nuove e innovative nell’UE. Ora abbiamo bisogno di uno strumento di investimento permanente a livello europeo per integrare queste regole”.