Il 17 giugno i 27 si trovano per la prima volta dopo le elezioni europee
Oggi i leader europei si incontrano per iniziare a discutere del futuro della Commissione europea dopo le elezioni eleuropee del 6-9 giugno.
Elezioni che hanno visto la vittoria del Partito popolare europeo che ha conquistato 190 seggi (i dati non sono ancora definitivi), davanti al Partito socialista (136), seguono Renew (80), i Conservatori e riformisti (76), l’estrema destra di Identità e democrazia (58), i Verdi (52), l’estrema sinistra “The left” (39), a questi si aggiungono 89 parlamentari non iscritti ad alcun gruppo (e,o neoletti).
La cena informale del 17 giugno sarà l’inizio di un processo che durerà mesi ora che saranno assegnate tutte le cariche ma la strada sembra tracciata per la nomina più importante, la presidenza della Commissione europea, anche se sorprese ci sono sempre state nel corso di trattive di questo tipo.
Ursula von der Leyen, presidente uscente della Commissione vista la vittoria del suo Partito popolare è la naturale favorita per un secondo mandato, da definire la maggioranza che la sosterrà nei prossimi 5 anni. Da trovare un accordo anche le altre tre cariche di spicco dell’esecutivo comunitario: l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza, il presidente del Consiglio europeo e il presidente del Parlamento europeo dove non dovrebbero esserci sorprese circa la riconferma della maltese Roberta Metsola.
I primi segnali concreti arriveranno al termine della cena informale del 17 giugno con i 27 Paesi che formano l’Unione europea che si confronteranno e daranno il via alle trattative e alle strategie che porteranno alla decisione formale del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, poi il Parlamento ratificherà il tutto nella prima riunione prevista per luglio.
Ursula von der Leyen è, come detto, in pole position, se non altro perché gli schieramenti che già la sostenevano: popolari, socialisti e Renew hanno 406 seggi e quindi la maggioranza nel parlamento composto da 720 persone. Nel 2019 però ci furono circa 100 “franchi tiratori” e allora von der Leyen dovrebbe puntare sull’appoggio aggiuntivo dei Verdi o dei conservatori che arrivano forti dell’affermazione significativa di Giorgia Meloni in Italia. Due opzioni che possono prestarsi a veti incrociati di ampie parti delle forze che supportano la presidente uscente.