Gli investimenti per rendere più verde l’economia europea diminuiranno drasticamente dopo il 2026, quando si esaurirà il Fondo di recupero chiamato anche ‘Next Generation EU’
L’Unione europea sta cambiando radicalmente le sue priorità di spesa, investendo sempre di più nel potenziamento delle industrie della difesa, mentre le questioni ambientali e climatiche passano in secondo piano e si trovano in stand by. Come scrive il quotidiano britannico “Financial Times”, citando alcune fonti diplomatiche europee ben informate tale cambiamento di paradigma, sarebbe dovuto alle “crescenti reazioni negative dei cittadini europei sulla gestione della lotta al cambiamento climatico”. Inoltre la guerra in Ucraina e i problemi dei bilanci nazionali “in rosso” hanno fatto cambiare le priorità di finanziamento della UE: “In un contesto restrittivo di cui soffrono i bilanci nazionali di molti Paesi europei, gli Stati membri del blocco hanno tagliato il Fondo generale destinato a stimolare l’innovazione da 10 miliardi a 1,5 miliardi di euro e inoltre hanno deciso che questo denaro potrà essere utilizzato solo per progetti legati alla difesa e non per le tecnologie verdi o altre questioni legate alla lotta contro il cambiamento climatico”, sottolinea il quotidiano britannico.
Dopo la pandemia del Covid-19 la spesa era centrata sul “green and digital”, ha detto all’FT il ministro delle Finanze del Belgio, Vincent Van Peteghem, mentre adesso – e lo vediamo tutti noi – il focus si sposta in ben altra direzione. Lo spostamento delle priorità verso la difesa lo si vede molto chiaramente dall’analisi delle finanze del cosiddetto Fondo europeo per la sovranità (European Sovereignty Fund), annunciato nel 2022 e che avrebbe dovuto aumentare gli investimenti nei settori tecnologici verdi, come parte della risposta della UE all’Inflation Reduction Act statunitense da ben 800 miliardi di dollari.
Quando ha parlato per la prima volta del Fondo per la sovranità, il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’obiettivo sarebbe quello di “garantire il futuro dell’industria ‘made in Europe’”. Ma durante l’ultimo vertice della UE dello scorso dicembre, i leader europei hanno deciso che sarebbe possibile stanziare circa 1,5 miliardi di euro in più esclusivamente per la difesa, bocciando la proposta della Commissione stessa di creare una “Piattaforma di tecnologie strategiche” (STEP) del valore di 10 miliardi di euro, che avrebbe rastrellato degli investimenti europei per lo sviluppo delle tecnologie a bassa emissione di carbonio.
Inoltre la Banca europea per gli investimenti (BEI), che nel 2019 si autodefiniva “banca per il clima”, negli ultimi mesi ha dovuto affrontare crescenti pressioni per rivedere la propria politica di prestiti a favore delle industrie della difesa. All’inizio del 2024 la BEI ha annunciato il lancio di un Fondo speciale per la difesa da 175 milioni di euro e ha costituito una Commissione ad hoc per fornire “capitale di rischio” alle imprese piccole e medie e alle startup europee che “presentano progetti innovativi nelle tecnologie militari e di sicurezza”.
“Gli investimenti per rendere più verde l’economia europea diminuiranno drasticamente dopo il 2026, quando si esaurirà il Fondo di recupero, ovvero Recovery Fund, chiamato anche ‘Next Generation EU’”, hanno infine annunciato le fonti diplomatiche europee al “Financial Times”.