“Financial Times”: l’introduzione dei dazi proibitivi sul grano russo farà aumentare i prezzi del 50%
Dopo aver soggetto alle sanzioni le esportazioni gaspetrolifere della Russia, l’Unione europea sta per colpire anche l’export cerealicolo, e questa volta non soltanto della Russia ma anche della vicina Bielorussia. Come scrive oggi il quotidiano britannico “Financial Times” “l’Unione europea si prepara a introdurre dazi proibitivi sulle importazioni di grano dalla Russia e dalla Bielorussia per rassicurare gli agricoltori di alcuni Paesi membri. Nei prossimi giorni la Commissione Europea dovrebbe introdurre un dazio di 95 euro a tonnellata sul grano esportato dalla Russia e dalla Bielorussia”, ha scritto FT, citando le “proprie fonti molto ben informate”.
Questa probabile decisione di Bruxelles penalizzerebbe di certo le esportazioni cerealicole di Mosca – per quanto riguarda l’Italia le consegne di grano russo sono cresciute dalle 32.000 tonnellate nel 2022 a 400.000 tonnellate l’anno scorso – e dovrebbero invece favorire gli agricoltori italiani ed europei. Ma questo solo in teoria e in un periodo di tempo molto lungo.
In realtà l’attacco frontale contro il grano russo non aiuterà l’agricoltura europea, bensì darà una spinta alla crescita delle esportazioni dell’Ucraina verso i mercati dell’Europa, dove le proteste degli agricoltori contro il dumping di Kiev vanno avanti da diversi anni. Gli agricoltori protestano contro il ribasso dei prezzi dei loro prodotti dovuti all’importazione di cereali ucraini “esentati dal rispetto” delle cosiddette “normative verdi” della UE. In Polonia e in alcuni altri Paese esteuropei gli agricoltori bloccano i treni e sversano per terra del grano ucraino che essi trasportano.
Come ha ricordato l’Associazione italiana degli agricoltori “Coldiretti” le “follie agricole europee hanno fatto calare la produzione agricola nazionale spingendo il deficit alimentare dell’Italia che è arrivato a produrre appena il 36% del grano tenero e il 53% del mais che le servono per garantirsi la sicurezza alimentare”.
Oltre al grano russo, i falchi dell’Unione europea stanno per colpire l’export russo di semi oleosi e di loro prodotti trasformati, che saranno soggetti ai dazi del 50 per cento.
E mentre sono in forse le prospettive di sviluppo dell’agricoltura europea, l’unica conseguenza certa della stangata di Bruxelles sarà l’imminente impennata dei prezzi. Come ha scritto il “Financial Times” un passo del genere “comporterà un aumento dei prezzi almeno del 50%”.