Donald Trump ha vinto anche i caucus del Nevada. E’ il terzo stato che va all’ex presidente dopo Iowa e New Hampshire. Una vittoria scontata, e ottenuta con il 99% dei consensi, visto che la sua sfidante, Nikki Haley, aveva deciso di non presentarsi per partecipare invece in solitaria a una sorta di “finte primarie“, consentite dallo Stato del Nevada, il 6 febbraio. In quell’occasione Haley era stata addirittura doppiata dall’opzione “nessuno di questi candidati” cui era andato più del 60% delle preferenze. Opzione verosimilmente scelta dagli elettori di Trump.
Ben più importanti sono però le notizie che trapelano dalla Corte suprema dove l’8 febbraio sono stati esposti gli argomenti delle parti circa l’eleggibilità di Donald Trump dopo che in Colorado era stato definito “ineleggibile” dalla Corte locale in base al 14 esimo emendamento della Costituzione statunitense. Sotto la lente d’ingrandimento c’è il suo ruolo nel corso dell’assalto di Capitol Hill.
Jonathan Mitchell, avvocato di Trump, sostiene la tesi che quella di Capitol Hill sia stata una “sommossa, un evento criminale, vergognoso e violento” ma non una “insurrezione”. Il termine è importante perché proprio l’articolo 3 del 14 esimo emendamento su cui si basa la decisione della Corte del Colorado stabilisce che: “Nessuno potrà essere Senatore o Rappresentante nel Congresso, o elettore per il Presidente e il Vice-Presidente” qualora “abbia preso parte a un’insurrezione o ribellione”. Una ulteriore argomentazione della difesa è quella che l’articolo in questione si riferisce ai funzionari degli Stati Uniti nominati, non eletti come il presidente.
Jason Murphy, che difende la posizione del Colorado, ha invece ribadito che gli Stati hanno “il potere di proteggere le loro elezioni” evitando che si possano presentare candidati troppo anziani, che corrono per il terzo mandato o che sono stati coinvolti in una insurrezione, e quest’ultimo sarebbe i caso di Trump.
Ora si attende la decisione: ci vorrà probabilmente parecchio tempo ma dovrebbe arrivare prima del “Super tuesday” del 5 marzo. Secondo quanto riportano gli analisti politici, dalle domande fatte dai giudici e dalle loro reazioni, sembra che il verdetto potrà essere favorevole a Trump. Non va poi sottovalutato il fatto che dei nove giudici della Corte Suprema sei sono conservatori e tre di questi li ha nominati lo stesso Trump.