Malgrado le sanzioni, gli Stati Uniti aumentano le importazioni dalla Russia
Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, durante un discorso pronunciato alla Camera di commercio statunitense in Cina, ha dichiarato per la prima volta apertamente che gli USA temono e vogliono assolutamente evitare una nuova “invasione” di prodotti “made in China”. Secondo Yellen, la Cina è un’economia “troppo grande per tentare di ottenere una crescita sostenuta dalle esportazioni” e trarrebbe invece vantaggio dalla riduzione della sovraccapacità industriale che sta “esercitando pressione su altre economie”.
In precedenza l’Unione europea aveva dichiarato che una nuova ondata delle esportazioni cinesi manderà in rovina molte centinaia, se non migliaia di aziende europee, causando un’impennata di disoccupazione. Tra i Paesi più a rischio è la Germania, che con la Cina ha relazioni commerciali privilegiate.
Yellen ha affermato di comprendere che il sostegno del Governo cinese alla manifattura è strettamente legato agli obiettivi di sviluppo interno. Tuttavia, ha spiegato il ministro delle Finanze USA, ciò “sta attualmente portando a una capacità produttiva che supera significativamente la domanda interna della Cina, così come la soglia di sopportazione del mercato globale”. Dal punto di vista americano i rischi, legati alla produzione industriale in eccesso, si stanno intensificando in comparti “emergenti” come quello dei veicoli elettrici, delle batterie a litio e dei pannelli fotovoltaici. “Affrontare il problema della sovraccapacità, e più in generale considerare riforme basate sul mercato, è nell’interesse della Cina”, ha sottolineato Yellen.
Nelle ultime settimane diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti e l’Australia hanno annunciato investimenti miliardari nelle proprie produzioni dei componenti per la generazione delle energie rinnovabili. Gli interessi dei produttori americani, che devono far fronte alla posizione dominante della Cina, hanno fatto sì, che Washington ha accantonato le divergenze con la Russia per approvvigionarsi di commodity critiche, tra cui terre rare e altri prodotti strategici.
Mentre la Casa Bianca preferisce “keep low profile” (tenere un profilo basso) e non pubblicizzare il business in aumento con il Cremlino, le fonti russe hanno annunciato che a febbraio del 2024 gli Stati Uniti hanno riavviato le importazioni dalla Russia di indio, un metallo versatile e prezioso che trova numerose applicazioni in vari settori dall’elettronica ai pannelli solari. Complessivamente a febbraio le esportazioni russe verso gli Stati Uniti sono salite a quota 287,9 milioni di dollari, rispetto ai 244 milioni del mese precedente. Attualmente l’export russo è dominato da concimi chimici: a febbraio gli USA hanno importato concimi azotati e potassici per 158,5 milioni di dollari, mentre l’anno scorso l’import americano di concimi chimici russi aveva totalizzato 1,4 miliardi di dollari. “Questo flusso non è mai stati né interrotto, né ridimensionato”, ha dichiarato una fonte del ministero dell’Agricoltura della Russia. Un capitolo a parte restano le importazioni americane di uranio russo, che nel 2023 hanno raggiunto quota 1,2 miliardi di dollari, ovvero il +43% rispetto al 2022 e il massimo sin dal 2010.