I Servizi cinesi hanno arrestato una spia dell'intelligence britannica MI6
Il Congresso degli Stati Uniti, diviso sulle questioni del debito pubblico americano, si è dimostrato invece compatto e unito per quel che riguarda le politiche anti-cinesi nel settore di alte tecnologie. I leader repubblicani e democratici del Comitato sulle relazioni con la Cina della Camera dei rappresentanti si sono rivolti con un nuovo appello all’amministrazione del presidente, Joe Biden, affinché “assuma azioni più decise per frenare il crescente dominio della Cina nella produzione dei microchip meno avanzati, ma molto utilizzati per la produzione di impianti elettronici di vasto consumo, ed essenziali anche per diverse industrie degli Stati Uniti”.
In questo modo i legislatori di Washington hanno invitato la Casa Bianca a non abbandonare le politiche della “guerra dei semiconduttori” in vista delle cruciali elezioni presidenziali del 13 gennaio a Taiwan, il più avanzato produttori dei microchip nel mondo. In una lettera, messa a disposizione dell’autorevole quotidiano statunitense “The Wall Street Journal” i deputati del Congresso hanno esortato l’Ufficio del Rappresentante supremo del Commercio degli Stati Uniti e il dipartimento del Commercio a “utilizzare tutti gli strumenti commerciali esistenti per definire nuovi meccanismi volti a proteggere la catena di approvvigionamento dei chip più vecchi, utilizzati dai produttori degli Stati Uniti”.
L’appello dei legislatori ad assumere nuove iniziative contro l’industria dei semiconduttori cinese, compresi eventuali dazi, mira a “contrastare un’eccessiva e crescente dipendenza americana dalla Cina per i chip meno avanzati”. Secondo “The Wall Street Journal” l’iniziativa è stata promossa dal congressman repubblicano Mike Gallagher del Wisconsin, attualmente presidente del Comitato ristretto della Camera sul Partito Comunista Cinese, e da Raja Krishnamoorthi dell’Illinois, membro democratico dello stesso Comitato.
Le tensioni tra la Cina, gli Stati Uniti e l’Occidente in generale vanno molto oltre la “guerra dei semiconduttori”, e assumono nuove forme pericolose, tra cui la guerra delle spie vera e propria. I servizi di sicurezza cinesi hanno annunciato di aver arrestato un cittadino straniero identificato con il solo cognome ‘Huang’, accusato di aver trasmesso all’agenzia di spionaggio britannica MI6 una lista contenente “informazioni molto confidenziali” classificati come top secret.
Secondo le fonti del ministero per la Sicurezza di Stato della Cina l’uomo arrestato “era a capo di un’agenzia di consulenza finanziaria estera proveniente da un Paese terzo”. La presunta spia avrebbe iniziato a cooperare con l’MI6 nel 2015, l’anno in cui “Huang” avrebbe ricevuto “addestramento speciale” e avrebbe anche ottenuto “speciali apparecchiature per lo spionaggio”. Per il momento il Governo britannico non ha commentato l’accaduto, denunciando però una “crescente ingerenza” da parte delle spie cinesi negli ambienti della politica e della difesa del Regno Unito.