La Camera dei rappresentanti statunitense ha approvato, con il voto decisivo dei democratici, in un’istituzione a maggioranza repubblicana, il provvedimento che permetterebbe di eviterebbe di evitare lo shutdown, ovvero il blocco dei finanziamenti al governo con ripercussioni su esercito, trasporti, alloggi e energia.
La legge di transizione è passata con un voto bipartisan che ha visto 336 favorevoli e 95 contrari, con 209 voti di democratici: numeri che possono rappresentare un segnale di allarme per il neoeletto presidente della Camera Mike Johnson. Il nuovo speaker della Camera è stato eletto il 26 ottobre dopo 22 giorni di stallo dell’assise subentrando a Kevin McCarthy che si era dimesso dopo aver approvato l’ultima legge sul finanziamento che scade appunto alla mezzanotte di venerdì 17 novembre. Entro quella data deve esserci l’ok del Senato e poi la ratifica del presidente Biden, a rischio ci sono i finanziamenti che rischierebbero di bloccare l’apparato statale. La legge è stata osteggiata da 93 repubblicani e due democratici e ora la palla passa al Senato, dove la maggioranza è democratica e dove non ci dovrebbero essere problemi visto che i leader di entrambi i partiti hanno già dichiarato che voteranno a favore.
Ad evidenziare le divisioni che ci sono tra i due schieramenti politici statunitensi – e all’interno dello stesso Partito Repubblicano – c’è il fatto che non sono previsti nel provvedimento ulteriori aiuti a favore dell’Ucraina e di Israele. L’opinione pubblica e parte degli organi rappresentativi sono evidentemente stanchi della politica estera di Washington. Joe Biden aveva chiesto 106 miliardi di dollari per “la sicurezza dell’Ucraina e di Israele”; il finanziamento temporaneo verosimilmente passerà ma gli obiettivi di politica estera della Casa Bianca rischiano di essere compromessi. Il Pentagono, la scorsa settimana, aveva avvertito che il 95% dei fondi destinata all’Ucraina sono esauriti e che quindi dovrà “ridurre il sostegno a Kiev”.