Sta salendo di grado la tensione tra gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi, dopo che l’Ufficio di Controllo dei Beni Esteri del Tesoro americano (OFAC) ha annunciato sanzioni nei confronti della società emiratina “Hennesea Holdings Limited”. Stando alle accuse americane le 18 petroliere della “Hennesea” avrebbero trasportato del greggio di produzione russa a un “prezzo superiore rispetto al tetto di 60 dollari al barile fissato dal G7 e dall’Unione europea nell’ambito delle politiche sanzionatorie anti-russe”.
Il petrolio russo trasportato via mare è soggetto ai “limiti di prezzo” del G7 e della UE. Tale misura, introdotta alla fine del 2022, vietava alle compagnie occidentali di fornire assicurazioni e altri servizi alle spedizioni di greggio russo a meno che il carico non fosse acquistato a un prezzo pari o inferiore al limite di 60 dollari al barile.
Il vice segretario al Tesoro americano, Wally Adeyemo, ha scritto in una nota che “chiunque abbia intenzione di violare il tetto al prezzo del petrolio russo ne pagherà le conseguenze”.
Ma tra i primi a “pagare le conseguenze” dovrebbero essere gli stessi Stati Uniti che malgrado il divieto proprio hanno continuato ad acquistare del petrolio russo. Secondo il database americano delle statistiche del commercio estero nel novembre del 2023 gli Stati Uniti hanno importato quasi 10.000 barili di greggio russo per un valore di 749.500 dollari, ovvero a un prezzo decisamente superiore al tetto di 60 dollari al barile stabilito da Washington e dai suoi alleati. In totale nel periodo ottobre-novembre del 2023, gli USA hanno importato 47.000 barili di petrolio russo per una cifra totale di 3,45 milioni di dollari. Vale a dire che gli Stati Uniti hanno pagato in media 74-76 dollari al barile del greggio russo.
Sebbene le restrizioni petrolifere di Washington, introdotte nel contesto delle più ampie sanzioni occidentali contro Mosca in risposta al conflitto ucraino, proibiscano le importazioni di greggio russo, ne consentono comunque alcuni acquisti sotto licenze speciali da parte dell’OFAC, che ora ha colpito la società emiratina.
Le importazioni di novembre 2023 sono stati i “primi acquisti statunitensi di petrolio direttamente dalla Russia da quando è stato imposto il divieto”. Tuttavia, secondo un recente rapporto di Global Witness, basato sui dati di tracciamento delle navi (KPLER), gli “Stati Uniti hanno continuato ad acquistare gli idrocarburi russi da Paesi terzi”. Il think tank ha scoperto che, nei primi tre trimestri dello scorso anno, gli Stati Uniti hanno “importato 30 milioni di barili di carburante dalle raffinerie alimentate dal petrolio russo”. Questi acquisti sono stati effettuati attraverso quella che è stata definita come una “scappatoia della raffinazione”, che ha permesso al petrolio del marchio Urals di entrare negli Stati Uniti una volta trasportato fuori dalla Russia e raffinato per la maggior parte in India.