Nessun accordo last minute: dalle prime ore del 15 settembre l’automotive USA è in sciopero. I lavoratori hanno incrociato le braccia dopo che i produttori non hanno accolto le richieste del sindacato dei Lavoratori dell’automobile uniti (United Auto Workes, UAW), sul tavolo consistenti aumenti salariali, la settimana di 32 ore anzichè 40 e miglioramenti nei trattamenti pensionistici.
Si tratta di uno sciopero dalla portata storica: mai in 90 anni di storia dei sindacati negli Stati Uniti le maggiori case avevano bloccato di comune accordo la produzione. Al momento sono coinvolti uno stabilimento GM a Wentzville, Missouri, uno di Stellantis a Toledo, Ohio e uno stabilimento Ford a Wayne, Michigan ma la protesta potrebbe allargarsi coinvolgendo tutti i 145.000 iscritti al sindacato.
I produttori sostengono di aver contrattato in buona fede ma il leader del sindacato, Shawn Fain, ha spiegato: “E’ ormai tempo di difendere la classe operaia, di difendere le nostre comunità e di opporsi all’avidità incontrollata delle multinazionali”. Anche Joe Biden ha avuto colloqui con entrambe le parti, senza prendere posizioni ma caldeggiando la chiusura della trattativa: il Presidente teme che un eventuale prolungarsi dello sciopero possa creare seri danni all’economia statunitense, le perdite stimate di 10 giorni di stop sarebbero di 5,6 miliardi di dollari.