USA: strategia segreta di deterrenza nucleare contro la Cina

“New York Times”: il presidente, Joe Biden, ha approvato sei mesi fa un piano strategico che deve far fronte all’aumento dell’arsenale nucleare cinese

Secondo uno scoop, pubblicato dal quotidiano statunitense  “New York Times”, circa sei mesi fa, lo scorso marzo, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha approvato un “piano strategico, volto a riorientare la strategia di deterrenza nucleare degli USA alla luce dell’aumento senza precedenti dell’arsenale nucleare della Cina”.

Secondo le fonti del Pentagono, citate dal quotidiano newyorkese, gli Stati Uniti si aspettano che già nei “prossimi 10 anni le capacità nucleari di Pechino possano arrivare a competere con quelle degli USA e della Federazione Russa”.

La strategia, denominata “Nuclear Employment Guidance” (Guida all’impiego nel settore nucleare), non è stata presentata ufficialmente dalla Casa Bianca. Si tratta di un documento che viene aggiornato ogni quattro anni, mentre nell’edizione nuova è stato fatto un accento particolare sulle “possibili sfide nucleari coordinate, provenienti dalla trojka, composta della Russia, della Cina e anche della Corea del Nord”.

Come ha sottolineato il “New York Times”, in base alle procedure esistenti, “Biden dovrebbe notificare la misura al Congresso prima della scadenza del suo mandato”. Nelle ultime due settimane alcune persone competenti hanno pubblicamente parlato della nuova strategia: “Il presidente ha recentemente aggiornato le linee guida per la gestione degli avversari in campo nucleare, soprattutto alla luce della crescente dimensione e diversità dell’arsenale cinese”, ha dichiarato all’inizio del mese, Vipin Narang, stratega nucleare del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che in precedenza aveva lavorato al Pentagono. Come ha sottolineato Pranay Vaddi, direttore del Consiglio per la sicurezza nazionale per il controllo degli armamenti e la non proliferazione, la nuova strategia “mira a rafforzare la deterrenza nei confronti di Russia, Cina e Corea del Nord”.