Aperti da questa mattina alle 8 locali (le 5 del mattino in Italia, N.d.R.) i seggi elettorali in Uzbekistan, una delle repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale che ottenne l’indipendenza nel 1991. 20 milioni di uzbeki aventi diritto al voto sono stati chiamati a votare in queste elezioni anticipate nei 10.784 seggi elettorali. Sin dal 2016 l’Uzbekistan è guidato da Shavkat Mirziyoyev, attualmente al suo secondo mandato presidenziale. Mirziyoyev è considerato dagli osservatori come “favorito assoluto” della corsa elettorale. L’Uzbekistan ha deciso di anticipare il voto per le presidenziali dopo che il Parlamento aveva approvato una serie di emendamenti alla Costituzione uzbeka: il mandato presidenziale è stato esteso da 5 a 7 anni e inoltre il 65-enne Mirziyoyev potrà candidarsi anche nel 2030.
Mirziyoyev, la cui candidatura è stata proposta e appoggiata dal più potente partito Liberal-democratico dell’Uzbekistan ha dominato la corsa elettorale. Per gli osservatori internazionali nessuno dei tre rivali può essere seriamente considerato come “sfidante di peso”. Al potere da sette anni dopo la morte dell’ex leader sovietico, Islam Karimov, Mirziyoyev ha relativamente democratizzato il Paese garantendo qualche libertà. Nel suo programma preelettorale Mirziyoyev ha promesso di “raddoppiare il Pil dell’Uzbekistan, di migliorare l’assistenza medica e di garantire la sicurezza delle risorse idriche” un tema molto scottante per l’Uzbekistan che soffre di siccità. Nella politica estera Mirziyoyev vuole portare a un livello “qualitativamente nuovo” la cooperazione tra le repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale, la Russia e la Cina. Sarà potenziato l’esercito uzbeko che entro il 2030 “dovrà essere dotato di armamenti e di tecnica militare più moderni possibile”.
Mentre altri due candidati, Ulugbek Inoyatov del partito Popolar-democratico e Rabakhon Makhmudova del partito “Adolat” (Giustizia) si sono concentrati nei propri programmi sulla politica estera “pacifica, progressista e basata sul rispetto degli interessi nazionali”, il candidato del partito Ecologico, Abdushukur Khamzarv, ha promesso di rafforzare l’agenda “verde”, che prevede il divieto totale in Uzbekistan di prodotti, come bicchieri di plastica “usa e getta”, di sigarette elettroniche e addirittura di veicoli a benzina e diesel.
Non a caso le questioni della politica estera e l’ammodernamento dell’esercito si sono trovate al centro dei programmi elettorali di Mirziyoyev e di altri due candidati. L’Uzbekistan condivide con l’Afghanistan una frontiera lunga circa 150 chilometri e non può non essere preoccupato dalla situazione politico-sociale dell’inquietante vicino, nuovamente in mano ai Talebani.
Per essere eletto già al primo turno, uno dei quattro contendenti deve raccogliere il 50% più un voto. La soglia minima di affluenza alle urne che permetterà di riconoscere il voto “valido e in regola” è stata fissata al 33% dei circa 20 milioni di aventi diritto (6,6 milioni di persone). Alle 11 ora locale (le 8 del mattino in Italia) il voto è stato proclamato “valido” dopoché l’affluenza alle urne ha superato il 33,54% /6 463 874 elettori). La regolarità del voto è controllata da 50mila osservatori uzbeki e da oltre 800 osservatori internazionali, inviati in Uzbekistan dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, dall’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, dall’Organizzazione per la cooperazione islamica e da molte altre strutture internazionali. Duemila giornalisti dei quali 250 rappresentano i media internazionali sono stati accreditato presso la Commissione elettorale centrale di Tashkent.