Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, è arrivato lunedì 4 settembre nella città russa di Sochi, sul Mar Nero, per discutere con il leader russo, Vladimir Putin, delle condizioni che potrebbero far tornare la Russia all’accordo internazionale sulle esportazioni marittime di grano ucraino. Il faccia a faccia tra Putin e Erdogan è iniziata poco dopo mezzogiorno nella “Sala Verde Imperial” del complesso alberghiero balneare “Rus'”, nei pressi della sede delle Olimpiadi invernali del 2014.
Le parti analizzeranno anche le proposte di Ankara per trovare una soluzione di pace in Ucraina. Putin, da parte sua, intende ampliare l’agenda dei colloqui e affrontare con Erdogan la questione dello sviluppo della cooperazione economica e commerciale con la Turchia, in primo luogo per quel che riguarda l’aumento delle esportazioni di gas russo attraverso i gasdotti del Mar Nero Blue Stream e Turkish Stream.
La comunità internazionale, guidata dalle Nazioni Unite, che ha patrocinato la conclusione dell’accordo siglato il 22 luglio del 2022 dalla Russia, dall’Ucraina e dalla Turchia, insiste sul ripristino immediato del deal, considerato uno strumento importante per attenuare i rischi di una crisi alimentare globale.
La Russia è uscita dall’accordo il 17 luglio scorso denunciando il “sabotaggio” da parte dell’Occidente che, secondo Mosca, per un anno intero ha bloccato la realizzazione della parte dell’accordo che garantiva il libero export dei prodotti agroalimentari e dei concimi chimici “made in Russia”. Inoltre, come condizione sine qua non, il Cremlino ha chiesto di ricollegare la banca agricola russa Rosselkhozbank al sistema di telecomunicazioni interbancarie internazionali SWIFT. Alla vigilia del vertice le fonti dell’ONU hanno fatto sapere che sarebbe stato raggiunto un accordo di principio con gli Stati Uniti e l’Unione europea riguardo all’accesso di Rosselkhozbank allo SWIFT. La realizzazione dell’accordo sul grano ha permesso all’Ucraina di esportare nel 2022-2023 oltre 34 milioni di tonnellate di cereali, di olio vegetale e di alcuni altri tipi di generi alimentari.
Lo stesso Putin, secondo cui il grano ucraino invece di andare ai Paesi più poveri dell’Africa, dell’Asia e del Medio Oriente, “veniva assorbito in gran parte dai ricchi Paesi europei”, ha più volte dichiarato che la Russia non è contraria all’accordo ma chiede il pieno rispetto della parte che tutela gli interessi dell’industria agroalimentare russa. “La parte di accordo che prevedeva la libera esportazione dei prodotti russi non è mai stata rispettata. Quando e se arriveranno garanzie in merito allora potremmo tornare al tavolo del negoziato”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, che ha preparato il summit con il suo collega turco, Hakan Fidan.
Secondo Lavrov, indipendentemente dall’esito dei colloqui Putin-Erdogan, “Mosca sta già organizzando il lavoro pratico per implementare le consegne gratuite di grano russo a sei Paesi africani maggiormente bisognosi”. A ciascuno degli Stati interessati dalle consegne, ha aggiunto Lavrov, verranno fornite gratuitamente fino a 50mila tonnellate di grano russo.
Per il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che lunedì 4 settembre ha parlato coi giornalisti durante la visita alla Città Proibita a Pechino, quello tra Putin ed Erdogan “è un incontro importante e credo che si debba fare di tutto per trovare un accordo su tutte le questioni che riguardano la guerra. L’accordo sulla via del Mar Nero, che deve portare grano anche a molti Paesi africani, deve essere perseguito. Bene se Erdogan promuove questa operazione che è un piccolo passo verso la pace”.