Regina assoluta dagli accordi di Bretton Woods del 1944, la valuta americana attrae sempre di meno. Per ragioni economiche ma anche politiche. La creazione di nuove monete alternative è un'altra sfida del Sud Globale agli Usa.

Chi cerca di guardare al futuro sa che è del tutto inutile guardare ai conflitti attuali per arrivare al futuro.

In effetti, le guerre, che nella maggior parte dei casi sono operazioni di influenza fallite, non sono il punto dal quale si possono prevedere gli equilibri futuri. La geopolitica è interessata solo a fattori superficiali. E’ necessario immergersi nel profondo, nei movimenti geoeconomici, per poter prevedere cosa accadrà. Ciò comporta alcune sfide perché i processi meta-bancari avvengono in silenzio. Tuttavia, questi cambiamenti silenziosi governano la superficie turbolenta del mondo.

Ma cosa è successo in questo decennio?

All’inizio degli anni 2000, le potenze geoasiatiche contrarie all’Occidente hanno avuto l’idea del “divide et impera”. Di conseguenza, hanno iniziato a giocare con l’euro contro il dollaro. Tuttavia, questa strategia fu presto abbandonata a favore della strutturazione interna del blocco continentale. Ciò è stato fatto in tre fasi: nel 2017, India, Russia e Cina hanno unito i loro sistemi digitali per la compensazione a distanza delle transazioni finanziarie utilizzando due strumenti: il sistema di pagamento internazionale cinese e lo strumento russo, un sistema per trasmettere messaggi finanziari tenendo conto della sensibilità degli interessi concorrenti del sistema SWIFT. Nella seconda fase, i loro sistemi monetari sono stati collegati utilizzando tre strumenti: Union Pay per la Cina, MIR per la Russia e UPI per l’India. Nella terza fase, i paesi BRICS hanno lanciato le proprie criptovalute: nel marzo 2023, l’India ha testato la sua valuta nazionale digitale, la rupia digitale, in 15 principali città del paese e ha firmato un accordo con gli Emirati Arabi Uniti per sviluppare una valuta fiat. Dal luglio 2023 i cinesi potranno effettuare transazioni in yuan digitali. Infine, la Russia lancia il 15 agosto scorso la prima fase di test del rublo digitale basato sulla tecnologia blockchain.

Pertanto, le reti per la compensazione remota, le rimesse e lo scambio di criptovalute si sono unite per formare il sistema nervoso delle economie BRICS. Questo sistema digitale sarà esteso ai nuovi soci del club. Davanti ai nostri occhi si sta svolgendo un’operazione di elettrolisi monetaria. E’ uno strumento avanzato per Splinternet (o internet bifido). Separerà gradualmente le reti concorrenti, aumentando al tempo stesso la connettività all’interno delle zone geoeconomiche. Anche se ci sono state alcune dichiarazioni forti, questo movimento è concepito per il lungo termine e si svilupperà con tutta la lentezza inerente alla riorganizzazione strutturale dell’economia mondiale. Il dollaro rimane la valuta dominante, ma sta gradualmente perdendo terreno. E’ iniziata una lunga partita a scacchi di fallimenti.

I giocatori si prendono il tempo necessario perché sanno che l’esito del gioco sarà un’inversione improvvisa. Dal 1944, infatti, l’economia mondiale è stata strutturata dagli accordi di Bretton Woods. Questi ultimi hanno subito una serie di modifiche e aggiustamenti per consentire al dollaro di restare la valuta di riferimento internazionale. Tuttavia, il gioco ora è quello di creare un nuovo ordine monetario più multipolare in cui gli investitori saranno tenuti a diversificare i propri investimenti, esercitando al tempo stesso un grande talento diplomatico. Sappiamo che un mondo multipolare segnerà il ritorno dell’intelligenza politica nel mondo degli affari.

Com’è possibile che, in questo contesto, la questione della de-dollarizzazione, che preoccupa gli investitori, rimanga inosservata al pubblico istruito? René Guenon ci fornisce la chiave della risposta nella sua opera “Est e Ovest”, pubblicata nel 1924. Ha scritto: “La moderna civiltà occidentale, tra le altre cose, afferma di essere altamente scientifica; sarebbe bello chiarire un po’ come intendiamo questa parola, ma di solito non lo si fa perché è una di quelle parole a cui i nostri contemporanei sembrano attribuire qualche potere misterioso, indipendentemente dal loro significato”.

La conseguenza della divisione scientifica del lavoro è l’iperspecializzazione e il conseguente inaridimento del pensiero. Pertanto, la scienza occidentale è “analisi e dispersione”. Nelle loro immense torri di acciaio e vetro, gli statistici prevedono il mondo che verrà utilizzando i numeri. Quanto più aumenta l’instabilità bancaria, tanto più spesso queste cifre vengono riviste. Ma non gli sarebbe venuto in mente di confrontare questi dati con indicatori geoculturali. Da parte loro, i geopolitici nella loro arroganza rimandano gli economisti ad Alphonse de Lamartine, il quale dichiara che “i numeri non ragionano”.

Dati i fattori costanti, tendono a sovra-culturalizzare il mondo. Infatti, solo un dialogo ragionevole tra indicatori bancari, storici e tecnologici può tracciare un quadro fedele dei tempi futuri. Tuttavia, per avviare questo dialogo è necessaria la volontà di uscire dalla bolla digitale.

Una cosa è certa: la storia non conosce imperi eterni. Come gli esseri viventi, le strutture politiche crescono e un giorno scompaiono senza lasciare traccia. Nella lotta tra il Nuovo Impero Mongolo, un’alleanza di potenze continentali eurasiatiche, e le democrazie marittime occidentali, la questione più importante (se vogliamo educare gli investitori) è certamente questa: sappiamo che entrare nella modalità di levitazione digitale ci porta in parte fuori dalla storia. In questo contesto, basterà la rivoluzione dell’intelligenza artificiale nelle mani degli Stati Uniti a garantire il trionfo di un dollaro indebolito? Questa ipotesi può essere presa in considerazione.

Ecco perché le grandi potenze sono entrate in una battaglia parallela con la rivalità del meta-bancario per impossessarsi delle infrastrutture digitali, siano esse reti via cavo o satellitari. Disponiamo quindi di un indicatore materiale per valutare l’equilibrio l’equilibrio delle forze tra gli imperi immateriali che si disputano il mondo.

Docente Università di Poitiers e Rennes School of Business. Specialista in Russia, Cina e Iran.

Thomas Flichy de La Neuville