Georgia, Occidente e “legge russa”

A Tbilisi c'è chi guarda all'Ucraina e invoca l'Europa. Una legge sugli "agenti stranieri" usata per alimentare la russofobia. Mosca denuncia l'intenzione americana per un altro regime change, come vent'anni fa. Il ruolo del governo e della Chiesa ortodossa

I media occidentali si occupano di rado del Caucaso, ma di recente la Georgia ha attratto molta attenzione, soprattutto a causa dell’approvazione definitiva a maggio della cosiddetta “legge russa”, peraltro spesso interpretata in maniera semplicistica. Il punto principale di questa legge è quello di considerare ”agenti stranieri” gli enti che ricevano dall’estero un finanziamento superiore al 20%, cercando quindi di controllarne e limitarne l’attività. In effetti esiste una notevole somiglianza con una legge varata in Russia già nel 2012, ma interpretarla come una prova dell’influsso di Mosca sulla Georgia appare decisamente poco convincente per chi conosca la storia e la cultura di questo paese. La stragrande maggioranza della popolazione georgiana ha infatti un atteggiamento negativo nei confronti della Russia dovuto sia alla conquista zarista nell’Ottocento sia alla “riconquista” sovietica del Novecento.

Questo atteggiamento, per alcuni aspetti eccessivo se si leggono in maniera equilibrata i rapporti storici tra Russia e Georgia, ha determinato sin dal crollo dell’URSS nel 1991 una esplicita volontà di uscire dall’orbita di Mosca e di avvicinarsi all’Occidente. Un atteggiamento che non è sostanzialmente cambiato sino ad oggi, con forte continuità da un governo all’altro. Tuttavia, il partito che dal 2012 governa il paese – Sogno Georgiano, creato e guidato dall’imprenditore Bidzina Ivanishvili – ha nei confronti della Russia un atteggiamento meno oltranzista di quello che indusse il presidente Mikheil Saakashvili a provocare lo scoppio della breve guerra dell’agosto 2008. L’esito del conflitto fu quanto mai negativo per la Georgia, che vide confermata la perdita delle regioni separatiste di Abkhazia e Ossezia meridionale, la cui indipendenza venne riconosciuta da Mosca. Da allora la vita politica del paese è dominata dal confronto tra Sogno Georgiano e il partito Movimento Nazionale Unito fondato dall’ex presidente Saakashvili nel 2001.

Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, Tbilisi espresse solidarietà all’Ucraina, ma mise in atto sanzioni limitate verso Mosca per non compromettere l’economia del paese, molto legata a quella russa. Soprattutto nella sfera economica i rapporti della Russia con la Georgia sono migliorati negli ultimi anni, in particolare per quel che riguarda il settore turistico, senza però che l’orientamento filo-europeo del paese sia mai stato messo in discussione. Nel 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Georgia ha espresso la sua solidarietà a Kiev, ma evitando di farsi coinvolgere nel conflitto e non aderendo alle sanzioni contro la Russia. Questa posizione di Tbilisi è stata molto criticata da Kiev, che ha richiamato il suo ambasciatore. Ciononostante l’orientamento filo-occidentale della Georgia non è venuto meno e il governo ha presentato domanda di adesione all’Unione Europea nel marzo 2022, ottenendo lo status di paese candidato alla fine del 2023.

La permanenza di questo orientamento impone in effetti di studiare la cosiddetta “legge russa” non tanto in rapporto a Mosca, quanto e soprattutto nel contesto politico, sociale e culturale della Georgia stessa. Secondo Irakli Kobakhidze, attuale primo ministro, questa legge è rivolta a contrastare “le organizzazioni estremiste che ricevono ordini occidentali e promuovono la propaganda LGBT”. Si tratta in effetti di una strategia comunicativa efficace in quanto molti georgiani sono di orientamento conservatore, anche per il forte influsso della Chiesa ortodossa che gode di grande prestigio nel paese. Non a caso il 26 aprile il Patriarcato ha diffuso un comunicato in cui appoggia l’approvazione della legge e critica invece la risoluzione del Parlamento europeo in cui si esorta la Georgia a «ritirare la proposta che limita i diritti delle persone LGBT». Per la Chiesa ortodossa ciò «costituisce una pressione contro i valori riconosciuti dalla maggioranza della popolazione» e implica la mancanza del «pieno riconoscimento della sovranità della Georgia».

Comunque la si voglia giudicare, una dichiarazione di questo tipo indica chiaramente che la “legge russa” ha in realtà una forte connotazione locale. Esiste cioè all’interno della popolazione georgiana una diffusa insofferenza verso certe prescrizioni provenienti da Bruxelles senza che questo pregiudichi l’orientamento europeo del paese.

Tuttavia lo scontro su questa legge sta assumendo toni molto accesi, come del resto è abituale in Georgia. Oltre alle grandi manifestazioni di protesta che si svolgono nel paese, la contrapposizione è divenuta profondissima a livello politico, con un conflitto istituzionale tra il capo dello stato e il governo. La presidente della Georgia – Salomé Zurabishvili, nata in Francia da una famiglia emigrata in epoca sovietica – è infatti fortemente contraria alla “legge russa” e ha posto il suo veto, superato poi dal voto in parlamento nel quale il partito Sogno Georgiano ha un’ampia maggioranza.

Inoltre, tanto il fondatore di Sogno Georgiano, Bidina Ivanishvili, quanto il primo ministro Irakli Kobakhidze hanno di recente evocato l’esistenza di un “Partito della Guerra Globale” che tenterebbe di spingere il paese ad entrare in guerra contro la Russia, utilizzando a questo scopo le manifestazioni di protesta contro la nuova legge. Secondo gli esponenti di Sogno Georgiano si vuole così indebolire un governo che difende una “Georgia unita e forte, che prenderà il posto che le spetta nella comune famiglia europea con la propria sovranità, dignità e i propri valori”. In queste parole si vede chiaramente come per l’attuale governo l’Europa resti l’orizzonte politico della Georgia, ma senza rinunciare alla propria specificità nazionale. Al tempo stesso, però, viene ribaltata l’accusa di ingerenze esterne, attribuite non alla Russia ma, sia pure in maniera poco definita, ad attori occidentali e ai loro “agenti” in Georgia.

Come si vede, la questione della “legge russa” è assai più complessa di quanto possa apparire a prima vista. Le dinamiche politiche della Georgia, sia interne che internazionali, sono comunque destinate a chiarirsi nei prossimi mesi. Le elezioni parlamentari, che si svolgeranno nell’ottobre 2024, saranno cruciali nel determinare il futuro panorama politico della Georgia e il suo percorso di integrazione euro-atlantica, nonché il futuro del Sogno Georgiano come partito al governo.

Storico della Russia e del Caucaso all'Università Ca' Foscari di Venezia

Aldo Ferrari