Il grande caos sotto il cielo di Seul

Un articolo di: Thomas Flichy de La Neuville

La proclamazione della legge marziale, le proteste, l’impeachment per il presidente e poi il suo arresto. La confusione nel governo e nella società rivelano che in Corea del Sud il modello democratico è meno perfetto del previsto

Il 3 dicembre 2024, Yoon Suk-yeol, presidente della Corea del Sud, ha dichiarato in un messaggio televisivo l’instaurazione della legge marziale e il divieto delle attività dell’Assemblea nazionale e di ogni attività politica. Anche se questo tentativo di colpo di Stato è durato solo poche ore e si è concluso con la destituzione del presidente, chiarisce in maniera interessante i limiti di un regime nato tardivamente da una dittatura militare.
Fino ad allora, nessuno aveva trovato da ridire quando Yoon Suk-yeol si è fatto promotore di una forma di liberalismo autoritario. Dopotutto, le considerazioni di politica interna hanno poco peso rispetto alle poste in gioco più elevate della geopolitica nella penisola coreana. Resta il fatto che l’ex presidente era un convinto liberale in campo economico. Riferendosi volentieri all’economista Milton Friedman, ha cercato di estendere la settimana lavorativa da 52 a 69 ore. Ha intrapreso un vasto programma di privatizzazioni per ridurre le dimensioni dello Stato e diminuire il deficit pubblico. Il suo esercizio della grazia presidenziale dimostra che egli si è reso – in realtà – strumento di interessi privati. Di questi hanno beneficiato il miliardario Lee Jae-yong, capo del gruppo Samsung condannato per corruzione e appropriazione indebita nel gennaio 2021, e altri uomini d’affari tra cui Shin Dong-bi nel 2022.
Come strumento di potenti interessi capitalistici, Yoon Suk-yeol ha adottato misure ostili alla libertà di espressione e non ha esitato a censurare alcuni media per affermare il suo potere. Questa censura è stata fatta con tanto più rigore in presenza della tradizione, in Corea, di parlare ad alta voce, cosa che aveva colpito gli europei già nel XIX secolo: “In Corea, le persone parlano sempre a voce molto alta e le riunioni sono straordinariamente rumorose. Gridare il più forte possibile è segno di buona educazione, e chiunque parli con un tono di voce ordinario in società sarebbe disapprovato dagli altri e sarebbe visto come un eccentrico che cerca di distinguersi” (1).
La ricomposizione politica coreana ha generato commenti piuttosto vuoti da parte degli analisti a buon mercato delle democrazie fantasma. Tuttavia, i soliti cliché sull’erosione democratica della Corea del Sud non riflettono la realtà. Fin dall’antichità, infatti, il Regno di Baekje, strutturatosi nel sud-ovest della Corea sfruttando la meravigliosa fertilità del bacino del fiume Han su cui era stato fondato, si è posto come ponte verso la Cina per l’impero marittimo giapponese. Al contrario, la potenza russa che raggiunse lo stretto di Bering nel 1648 cercò di accedere al mare libero dai ghiacci attraverso la conquista della Corea. Tuttavia, lo scontro tra l’impero terrestre e quello marittimo non ruppe mai l’unità culturale della penisola.
L’idea di complementarietà tra le due Coree è presente da tempo nell’espressione tradizionale namnam pungnyŏ, che suggerisce che la coppia coreana ideale è quella formata da un uomo del Sud (namnam) e una donna del Nord (pungnyŏ). Questa coppia ideale costituisce anche la trama di molte serie televisive coreane. Qui tocchiamo una delle realtà più misteriose della geopolitica: le diadi gemelle si oppongono perché si assomigliano. Nelle più grandi contrapposizioni militari troviamo spesso potenze gemelle da entrambe le parti, come nel caso delle Coree.
Quanto all’interpretazione politica degli eventi alla luce dei diritti individuali, essa è solo una chimera creata dagli analisti di laboratorio. In realtà, solo gli occidentali hanno inventato l’individualismo. Le società asiatiche sono olistiche, antepongono il tutto alla parte e gli interessi della comunità a quelli del singolo. Ciò spesso li rende più forti di fronte ai pericoli esterni. Qual è la traduzione politica concreta di questo olismo? Ciò si manifesta in un’assemblea nazionale unicamerale. A questo proposito, si ricorda che le assemblee rivoluzionarie unicamerali francesi – sotto la pressione costante dei tribuni che inveivano e minacciavano i deputati – condussero alla più oscura tirannia. Non esisteva infatti alcuna controparte in grado di moderare questa assemblea unica e costantemente epurata. La seconda manifestazione dell’olismo coreano fu l’ilminismo, l’ideologia che strutturò la Corea del Sud sotto la presidenza di Syngman Rhee.
Questa ideologia mirava a formare un popolo unito e docile attorno al forte governo centrale di Rhee, con appelli al nazionalismo e alla supremazia etnica. Qualcuno sosterrà che il tempo di Rhee è passato. Il nostro, che è quello dell’assolutismo digitale, porta con sé pericoli ancora più grandi. In effetti, ogni plutocrazia digitale che non dichiara il suo nome corre il rischio di deludere infinitamente i detentori dell’ultimo diritto rimasto ai popoli liberi: quello di tacere.
Finora, l’impeachment di Yoon si è trascinato, dividendo la Corea del Sud e portandola nel caos. Ciò è tanto più dannoso perché in Ucraina l’esercito nordcoreano, altamente disciplinato, si è adattato rapidamente alla guerra, acquisendo – secondo la stampa giapponese – un’esperienza militare incalcolabile. Poiché i soldati nordcoreani rifiutano a tutti i costi di essere fatti prigionieri a causa della vergogna associata alla resa, abbiamo poche informazioni sulla loro percezione degli eventi, ma per lo stato maggiore della Corea del Nord, la guerra per procura si presenta come il laboratorio della modernizzazione. Ciò genera paura in Corea del Sud.
Ad oggi, nonostante la mozione di impeachment approvata dall’Assemblea nazionale sudcoreana, solo la Corte costituzionale può pronunciarsi sulla sospensione di Yoon. Quest’ultimo metterà in campo tutto il suo talento di avvocato per far valere il suo punto di vista davanti al tribunale. Il
presidente ha due carte vincenti: a livello nazionale, è stato protetto dalle intrusioni della polizia dal servizio di sicurezza presidenziale. Questi soldati pesantemente armati ricordano i pretoriani romani che formavano la guardia ravvicinata dell’imperatore, nonché una riserva militare sotto il comando diretto dell’imperatore. Essendo gli unici ad essere ammessi armati nei recinti sacri di Roma, venivano ricompensati, dopo il fallimento di ogni complotto, con grandi distribuzioni di denaro e di cibo.
Sul fronte esterno, Yonn Suk-Yeol ha abilmente riutilizzato a suo vantaggio gli strumenti di comunicazione del campo pro-Trump, tracciando un parallelo tra le proteste scaturite dalle accuse di brogli elettorali negli Stati Uniti nel 2020 e l’attuale situazione in Corea del Sud. Mentre la diplomazia morente di Joe Biden ha inviato un emissario ai suoi avversari, il presidente conta di appoggiarsi su un nuovo presidente americano che abbia fatto suo questo adagio: l’imprevedibilità è potere.

(1) C. Dallet, Histoire de l’Eglise de Corée, Tome 1, p. CLVI

Docente Università di Poitiers e Rennes School of Business. Specialista in Russia, Cina e Iran.

Thomas Flichy de La Neuville