L’azzardo di Macron e la vittoria di Melenchon

Se le destre hanno da tempo trovato, in Europa come negli Stati Uniti, una ideologia vincente, il successo de La France Insoumise dice che un'altra ideologia è in grado di mobilitare gli elettori, a cominciare da quelli più giovani

In Francia sono nate le chiavi politiche della modernità e oggi la politica francese continua a rappresentare una bussola per comprendere le sfide del presente e, in particolare, le strategie della sinistra di fronte alle sfide poste dal boom dei nuovi fascismi.
Le reazioni su ‘X’ di esponenti politici di sinistra di tutto il mondo ai risultati del secondo turno delle elezioni legislative in Francia, con attestati e congratulazioni per il Nuovo Fronte Popolare e per Mélenchon, ne sono la prova.
Il 7 luglio la Francia ha sintetizzato una delle questioni cruciali della politica mondiale: come fermare l’ascesa dell’estrema destra nelle democrazie liberali. Dagli Stati Uniti, passando in Italia, Polonia, Ungheria, Brasile, Argentina, ecc. l’estrema destra sa già cosa significa governare in buona parte dei Paesi con sistemi politici demo-liberali, e si è consolidata come opzione di governo in molti altri Paesi, compresi, ovviamente, Germania e Francia.
Ogni fenomeno di estrema destra ha le proprie genealogie e le proprie caratteristiche politiche nazionali, come nel caso del fascismo, ciononostante presentano anche elementi comuni. Inoltre, alla stregua dei vecchi fascismi, i nuovi fenomeni “ultra” hanno proprie posizioni internazionali che, nel caso europeo, possono spaziare dall’atlantismo di Meloni, che le è valsa la legittimazione del suo Partito come “postfascista” da parte delle potenze europee, alle simpatie filo-russe di Viktor Orbán che recentemente ha sfidato i suoi partner europei visitando Putin a Mosca. Questa mossa di Orbán ha avuto le sue ripercussioni in Europa.
In Spagna, il Partito di estrema destra VOX ha abbandonato il gruppo di Meloni al Parlamento europeo per unirsi ai putiniani di Orbán. Diversi analisti hanno ipotizzato che dietro questa operazione non ci sarebbe Marine Le Pen, disposta a guidare l’estrema destra europea con una volontà geopolitica diversa da quella di Salvini, più favorevole in questo caso all’intesa con Putin e alla cessazione della dipendenza politica e militare dagli Stati Uniti.
Comunque sia, e nonostante le differenze, la nuova estrema destra condivide il suo
carattere illiberale in un contesto di crisi dei sistemi politici democratici in cui gli assi politico-ideologici si sono spostati a destra in uno scenario europeo di guerra, di politiche razziste di contrasto alle migrazioni, di tagli sociali e di degrado assoluto dei media. Dove il paradigma FOX ha convertito la menzogna in regola e non più in eccezione: legittimandola nella misura in cui genera tanti o addirittura più effetti politici e sociali della verità.
Di fronte a questa realtà di ascesa dell’estrema destra, i poteri costituiti hanno combinato una doppia strategia, appena crollata in Francia. La prima di queste è la cooptazione. L’impegno dell’italiana Meloni nella NATO sarebbe la migliore prova che i fascisti sono accettabili in Europa (a differenza di Tsipras o Podemos all’epoca, o di Mélenchon oggi) purché accettino la NATO. In effetti non era un segreto che se il risultato delle elezioni europee fosse stato diverso, la postfascista italiana, stimata in Europa per aver saputo disciplinare il “passato” putiniano dei suoi partner in Italia, avrebbe potuto sedersi nella Commissione Europea. Sintesi della tecnica di cooptazione dell’estrema destra: se accettano la NATO, i fascisti non rappresentano una minaccia per i nostri sistemi politici e sono, quindi, accettabili come famiglia politica.
La seconda strategia è quella che potremmo chiamare “estremocentrismo”. Per essere attuata, ha bisogno di potenti apparati mediatici che enfatizzano che il grande problema delle democrazie sono gli “estremi” e la “polarizzazione”. E’ proprio ciò che ha cominciato a realizzarsi in Francia dopo il successo del Nuovo Fronte Popolare guidato da Mélenchon che, con un programma e uno stile comunicativo carico di proteine ideologiche, è riuscito a conquistare voti sia tra gli elettori dell’estrema destra di Le Pen sia del centro di Macron. La risposta del mainstream legato all’establishment ha cominciato a manifestarsi appena si è appalesata la vittoria del Nuovo Fronte Popolare e appena Mélenchon ha rivendicato la formazione del governo da parte del Fronte. Hanno detto che Mélenchon non è il leader della sinistra francese, nonostante ne rappresenti il Partito più forte. Lo hanno presentato come un estremista, come un putiniano o come un antisemita. E’ evidente che le potenze europee lavoreranno per un esecutivo d’intesa in Francia tra il macronismo e i settori minoritari del NFP (i socialdemocratici, i verdi e perfino i comunisti).
La verità di tutto questo è amara ma reale. La risposta migliore e più efficace per fermare l’ascesa dell’estrema destra non è quella di cooptarla in un sistema militare, politico e ideologico di subordinazione agli interessi statunitensi attraverso la NATO, assumendo il regime di guerra che ne consegue. Non si tratta nemmeno di sponsorizzare progetti centristi estremi che non raccolgono la sfida, in termini di battaglia ideologica, che l’estrema destra rappresenta.
Ecco perché Mélenchon, come Cartagine, deve essere distrutto. La sinistra francese, guidata da La France Insoumise, non rappresenta solo un’alternativa ideologica all’estrema destra quando parla di pace, sostiene la causa palestinese, difende le tasse sui ricchi, l’aumento del salario minimo e chiede di eliminare le leggi anti-immigrazione che hanno costruito un’autostrada per l’avanzata dell’estrema destra. La sinistra francese rappresenta anche la migliore possibilità di preservare la democrazia liberale come minimo comune denominatore nelle nostre società. Ed è questo che non perdoneranno a Mélenchon.

Fondatore di Podemos, Vice primo ministro, docente Università Complutense

Pablo Iglesias