L’azzardo Europeo

Dopo oltre due anni di guerra, in Ucraina nulla sta andando come previsto a Bruxelles. La preoccupazione per la sconfitta di Kiev spinge verso un crescente impegno militare destinato a escludere qualsiasi iniziativa negoziale europea

Nessuno schiarita in vista sul fronte ucraino. Qual è la posta in gioco in Ucraina? Nel racconto occidentale si tratta soprattutto dei nostri valori. Ma non è solo per difendere i nostri valori che ci impegniamo nei confronti dell’Ucraina. Anche in altri territori, in altri conflitti, vengono messi in
discussione i nostri valori e noi non diciamo nulla, o quasi, e soprattutto non agiamo.

Gli Stati occidentali non sono altrettanto impegnati ad aiutare i Paesi diversi dall’Ucraina che stanno affrontando  conquiste territoriali e crimini di guerra. Ciò è particolarmente evidente nel conflitto israelo-palestinese. La prontezza delle cancellerie occidentali nel condannare i crimini di guerra in Ucraina, la regolarità con cui vengono citati dai media, contrastano con la timidezza della denuncia dei crimini di guerra a Gaza, peraltro commessi contro una popolazione civile sottoposta a un blocco e a una
carestia organizzata.

Nel conflitto in Ucraina gli occidentali agiscono per interesse, perché si svolge nel continente europeo. I Paesi occidentali stanno spendendo ingenti somme di denaro per aiutare l’Ucraina mentre subiscono l’impatto economico della guerra.

I leader europei hanno moltiplicato dichiarazioni per sostenere che in questa guerra è in gioco la credibilità dell’Occidente. Non possono perciò accettare un cessate il fuoco nelle condizioni attuali, come richiesto dai Paesi del Sud. Significherebbe il mantenimento delle conquiste territoriali della Russia dal 24 febbraio 2022 e anche dal 2014. Ripetendo in continuazione che era in gioco la loro credibilità strategica, i Paesi occidentali hanno trasformato una dichiarazione di principio in realtà fattuale. Se la guerra si fermasse nelle condizioni attuali, l’Occidente perderebbe gran parte della sua credibilità strategica ai propri occhi, nei confronti della Russia e del resto del mondo, compresa la Cina.

Fino a che punto sono pronti ad arrivare gli occidentali? Il problema è che se le cose continuano così la guerra potrebbe durare a lungo. Si diffonde l’idea che si dovrebbe compiere un passo per aiutare l’Ucraina. Non si tratterebbe di mantenere l’attuale status quo, ma di vincere la guerra e recuperare così i territori che l’Ucraina ha perso inviando truppe occidentali per invertire i rapporti di forza, sia in termini di equipaggiamenti militari che dal punto di vista demografico. Ma l’ingranaggio a volte diventa incontrollabile. Significa correre il rischio di una guerra diretta contro la Russia. Una guerra diretta che gli occidentali hanno sempre accuratamente evitato durante la Guerra Fredda tra il blocco sovietico e quello americano, tra la NATO e il Patto di Varsavia.

L’aggressione russa contro un paese della NATO sembra improbabile. O la NATO è effettivamente “l’alleanza più formidabile di tutti i tempi” e il divario di potenza e risorse con la Russia dissuade Mosca dall’attaccare la NATO, oppure la NATO è più debole di quanto dicono i suoi più ferventi sostenitori.

Si può vincere la guerra così come viene combattuta attualmente? Questo sembra oggi molto improbabile. Potrebbe verificarsi un collasso della Russia, ma questo non è lo scenario principale che si sta delineando. A meno di prendere il rischio dello scontro diretto, il conflitto rischia di trasformarsi in una guerra di posizione. Nella migliore delle ipotesi, l’esercito ucraino riuscirà a impedire alla Russia di avanzare o di intaccare leggermente le posizioni russe. Con tempo e molti investimenti, si potrebbe lavorare per colmare il deficit di equipaggiamento militare dell’esercito ucraino rispetto a quello russo. Ma è improbabile che il Donbass venga riconquistato, e ancor meno la Crimea.

Dovremmo accettare un prolungamento quasi all’infinito di questo conflitto? Non saranno un giorno gli stessi ucraini a chiedere di fermarlo? L’Occidente ha esercitato forti pressioni sulla Russia affinché attuasse gli accordi di Minsk. Ma i Paesi occidentali non hanno mai fatto lo stesso affinché l’Ucraina li mettesse in atto. L’ex presidente ucraino Pëtr Porošenko si è rifiutato di attuarli anche se li aveva firmati a nome dell’Ucraina, sostenendo che lo aveva fatto da una posizione di debolezza. Vladimir Zelenskij, che nel 2019 aveva condotto una campagna elettorale in lingua russa, nella prospettiva della pace con la Russia, una volta salito al potere non è stato molto attivo su questo punto. Nel dicembre 2019, incontrandosi a Parigi, Vladimir Zelenskij e Vladimir Putin hanno raggiunto un accordo, sotto l’egida di Emmanuel Macron e Angela Merkel. Al suo ritorno a Kiev, però, il presidente ucraino ha cambiato idea su pressione dei membri più radicali del suo schieramento. .

Dopo l’avvio dell’invasione russa nel marzo 2022, Vladimir Zelenskij era pronto a un compromesso con Vladimir Putin che avrebbe rinviato a una fase successiva le questioni territoriali in favore di un cessate il fuoco immediato. L’Ucraina non si troverebbe oggi in una posizione migliore se avesse accettato questi compromessi allora considerati vergognosi? Può darsi che un giorno l’Ucraina li accetterà. Per quali risultati la guerra sarà stata prolungata? Per ulteriori morti sia da parte ucraina che russa. Il termine “negoziato” non dovrebbe essere un termine tabù, alla stessa stregua del “cessate il fuoco”. La domanda che davvero bisogna porsi e che viene posta troppo poco è questa: esiste una minima possibilità di riuscire a riconquistare i territori perduti e che gli obiettivi bellici di Vladimir Zelenskij possano essere raggiunti? Oppure non ci ridurremo ad accettare un cessate il fuoco, molto più tardi, con molte più morti da entrambe le parti? L’entusiasmo iniziale per salvare Kiev e garantire l’indipendenza dell’Ucraina si è ridotta dopo 26 mesi di combattimenti e di fronte all’obiettivo ora della riconquista del Donbass per la quale sempre meno ucraini sono disposti a morire. La disuguaglianza demografica è un fattore decisivo in questo conflitto. E’ positivo inviare armi all’Ucraina, ma alla fine mancheranno gli uomini e le donne per usarle.

La credibilità occidentale verrebbe ancora più danneggiata se un cessate il fuoco dovesse verificarsi nelle condizioni attuali, ma in un secondo momento. A volte bisogna saper limitare le perdite. Bisogna essere capaci di non insistere nell’errore mantenendo la stessa linea. Queste sono domande importanti, difficili da porre. Fino a quando dovremmo accettare di mantenere lo status quo? Gli occidentali devono necessariamente modellare i loro obiettivi di guerra su quelli dell’Ucraina? Gli interessi sono allineati? Fino a che punto abbiamo una visione chiara sulla gestione dell’Ucraina e sul dibattito interno che si svolge in quel Paese sulla conduzione della guerra? Che dire del peso degli oligarchi, del grado di corruzione e dell’efficacia della lotta contro di essa?

Perché gli occidentali non dovrebbero avere voce in capitolo sugli obiettivi della guerra, data la loro partecipazione e i costi che ne subiscono? Questa è tassazione senza rappresentanza. I Paesi occidentali sostengono l’Ucraina, ma non sembrano avere voce in capitolo. Dobbiamo difendere i nostri interessi e ciò potrebbe significare non seguire incondizionatamente il governo ucraino.

Geopolitologo, direttore IRIS

Pascal Boniface